Rio 2016, la Russia attacca: “Esclusione paralimpica è decisione politica"
- ROMA – Un colpo a tutte le persone disabili, una strategia politica “disgustosa” contro la Russia che ha sfruttato la questione doping per eliminare degli avversari forti dalla competizione. E’ dura la reazione del premier russo Dmitri Medvedev che affida alla sua pagina Facebook il commento all’esclusione degli atleti paralimpici russo dai Giochi di Rio (dal 7 al 18 settembre 2016). Il caso diventa di rilievo internazionale e conquista anche le prime pagine dei principali quotidiani: è del resto un nuovo, ennesimo fronte di polemica, che si apre fra la Russia da una parte e gli organismi internazionali.
Medvedev concede che l’uso di doping nello sport è sbagliato ma argomenta che l’identificazione dei farmaci proibiti dovrebbe essere assolutamente chiara, priva di soggettività e ugualmente applicabile a tutti, in qualsiasi momento. Un riferimento al caso del medicinale cardiotonico che fino alla fine del 2015 non era nella lista nera e che poi è costata la squalifica a numerosi atleti, fra cui Maria Sharapova. Quanto all’accusa di “doping di Stato” il primo ministro russo sostiene sia “impossibile in linea di principio”, pur ammettendo che possano esistere singole “azioni di vari personaggi”, da condannare e punire in presenza di prove reali e tangibili, e ottenute secondo le regole.
Cosa che evidentemente la Russia sostiene non essere successo. “La storia delle indagini sul doping russo è un cocktail denso e molto brutto in cui l’80% è politica e il 20% propriamente doping: sono politiche dirette contro gli sport russi, gli sportivi russi e la Russia come Stato. Chi le ha avviate è evidente. Certi Stati e le loro istituzioni politiche e sportive hanno cercato un nemico tradizionale e ancora una volta lo hanno trovato. Ma la parte più disgustosa di questa feccia, che per prima ha infarcito di doping i suoi atleti, è poi fuggita oltre il confine, oltre oceano, per andare a testimoniare sotto giuramento in cambio del programma di protezione per i testimoni e di dividendi futuri”. Un durissimo riferimento all’atleta e all’ex dipendente del laboratorio antidoping di Mosca che sono volati negli Usa e hanno collaborato con le autorità mondiali antidoping.
Medvedev se la prende con l’Ipc per la scelta di escludere i russi dalle Paralimpiadi (un colpo non solo per i disabili russi, ma per quelli di tutto il mondo, dice) e anche con il Cio per la scelta di delegare alle singole federazioni sportive la decisione su quali atleti ammettere alle Olimpiadi (scelte poi effettuate con metodi poco chiari e ortodossi, accusa il primo ministro russo azzardando perfino un paragone con il processo di Norimberga ai nazisti). Federazioni sportive internazionali che sono “terrorizzate dalla giustizia americana” (il riferimento principale è alla vicenda della Fifa) e che utilizzano di fatto due pesi e due misure: “In alcuni paesi - afferma - il doping si scopre velocemente, in altri mai”.