Giornata suicidi: "metà di chi si uccide lo comunica, ma non viene ascoltato"
ROMA - Sono tre le parole d’ordine di questa XIV edizione della Giornata mondiale per la prevenzione del suicidio promossa dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms): relazionarsi, comunicare e assistere. Tre verbi che gettano un ponte tra colui che soffre e colui chiamato ad aiutarlo. Una scelta precisa, dettata dalla volontà di sfatare un mito: chi annuncia a una persona vicina il suicidio, poi non lo farà. La realtà è completamente diversa: le statistiche ci dicono che la metà di chi si suicida lo comunica, ma non viene ascoltato. Ecco perché insistere sulla prevenzione e sull’ascolto è così importante. Secondo i dati dell’Oms, ogni anni si contano 800 mila suicidi, 4 mila in Italia: il rapporto tra maschi e femmine è di 3 a 1.
- In occasione della Giornata Mondiale (10 settembre), all’Università La Sapienza è stato organizzato il convegno La prevenzione del suicidio, in calendario martedì 13 e mercoledì 14 settembre. Curatore dell’incontro, Maurizio Pompili, psichiatra, vicepresidente della International association for suicide prevention (Iasp) e responsabile del Servizio per la Prevenzione del suicidio presso l’Azienda ospedaliera Sant’Andrea-Sapienza Università di Roma.
“Ci sono temi su cui vogliamo insistere in maniera particolare”, annuncia Pompili. Tra gli altri, l’alimentazione e il suo ruolo nella stabilizzazione dell’umore e, di conseguenza, anche nella prevenzione della depressione e del suicidio. A partire dal programma dell’Unione Europea Mood Food, che affronta proprio questo tema: “Una determinata alimentazione, insieme con l’uso di integratori, per esempio – dall’omega3 al magnesio, dalla melatonina all’acido folico, passando per le vitamine del gruppo B e la cioccolata, particolarmente utile per il controllo degli stati emotivi – favorisce la cura di sé e del proprio stato, divenendo, di fatto, uno degli antidoti più potenti a problemi psicologici e psichiatrici. Questa per noi è una grandissima innovazione”.
Un altro passaggio riguarda il ruolo dei mass media: “Parlare di suicidio – spiega Pompili – va benissimo, aiuta a prevenire e a spiegare che se ne può parlare. Ma attenzione a non farlo in maniera scorretta. Utilizzare formule sensazionalistiche, far credere sia uno scoop, favorisce al contrario l’emulazione. Per avere informazioni precise, noi suggeriamo sempre di partire dalla consultazione del nostro sito”.
L’Oms, ultimamente, ha ridotto le stime: prima aveva previsto per il 2020 oltre un milione e mezzo di suicidi, oggi ha abbassato il numero a 880 mila. “Segno che qualcosa sta cambiando, che il nostro lavoro serve, se la prospettiva avrebbe potuto essere ancora più catastrofica. Va detto, però, che questo è un fenomeno troppo spesso sottostimato, proprio per lo stigma che porta con sé. Ma qualche risultato è arrivato, perché abbiamo ricevuto 1500 domande per partecipare al convegno: per noi è importante spiegare – coinvolgendo la popolazione – che se si parla di suicidio non si devono per forza usare termini lugubri o tetri, ma ci si può concentrare su quanto ognuno di noi possa fare anche, semplicemente, ascoltando”. (Ambra Notari)