boxROMA - Nessun ritorno della legge Fini- Giovanardi. Parola del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin al termine di un Consiglio dei ministri con cui il governo ha deciso di intervenire sul tema droghe andando a “ripristinare alcune tabelle” cadute dopo la dichiarazione di incostituzionalità della Fini-Giovanardi da parte della Consulta. La Fini-Giovanardi, infatti, aveva modificato le tabelle delle sostanze stupefacenti e psicotrope andando a ridurle da 4 a 2. Una riduzione che ha visto cannabis, eroina e cocaina collocate nella stessa tabella fino alla decisione della Corte Costituzionale. Tabelle che, quindi, c'erano anche con la Iervolino-Vassalli (modificata con referendum nel 1993 tornata in vigore dopo la sentenza della Consulta) e, come spiega il sito del ministero della Salute, "sono aggiornate con Decreto ministeriale quando se ne presenta la necessità". Per Lorenzin, l’emergenza che motiva il decreto legge è dato proprio dalla cassazione delle tabelle precedenti per cui “circa 500 nuove droghe e sostanze sintetiche erano uscite dall’alveo della codificazione avvenuta nell’aggiornamento delle tabelle dal 2006 ad oggi”. Per il ministro si tratta di un intervento “amministrativo” che non andrà a toccare le delicate questioni penali in tema di droghe, “a cui è chiamato il Parlamento dopo la sentenza della Consulta”. Tuttavia, le parole del ministro non convincono appieno chi nei mesi scorsi si era impegnato in una campagna di sensibilizzazione sull’incostituzionalità della Fini Giovanardi, premiati poi dalla stessa Consulta.
Di un decreto, afferma Stefano Anastasia, presidente Società della Ragione, “c’era sicuramente bisogno per alcune questioni che però temo non siano state affrontate, come il trattamento sanzionatorio per la detenzione di lievi quantità di droghe, introdotto dal decreto Cancellieri e quindi non modificato dalla Consulta, che continua a prevedere un trattamento uguale per droghe leggere e droghe pesanti e continua a prevedere una pena eccessivamente alta per la detenzione delle droghe leggere. Su questo era necessario un intervento urgente e probabilmente lo era anche per il destino delle persone condannate sulla base delle previsioni penali della Fini Giovanardi giudicate illegittime dalla Corte. Persone che si trovano a scontare pene molto più lunghe di quelle previste ora. Queste erano le due urgenze per cui il governo avrebbe dovuto fare una legge, ma per quello che ho capito su questo il governo non è intervenuto”. Sulle tabelle nessun commento, anche perché non se ne conosce ancora la struttura. “Bisognerà vedere come sono fatte e verificare che non ci siano trabocchetti. Mi riferisco ai derivati della cannabis e al fatto che non siano state ricondotte alla previsione delle cosiddette droghe pesanti. Spero che non si sia fatta una cosa di questo genere, perché sarebbe non un adeguamento tecnico amministrativo urgente, ma una scelta di politica criminale che non avrebbe i presupposti di necessità ed urgenza che deve avere un decreto legge”. Per Anastasia, è fuori discussione la reintroduzione della vecchia normativa sulle droghe. “Se anche qualcuno nel governo pensasse di ripristinare la legge Fini Giovanardi – spiega -, lo deve fare attraverso l’ordinario percorso parlamentare. Non può pensare di farlo per decreto”.
Di “male minore” parla Franco Corleone, da anni impegnato sul tema delle droghe e attualmente garante dei detenuti di Firenze, ma mette in guardia. Nella nottata, infatti, si era temuto un ritorno della legge messa fuori gioco dalla Consulta. “È chiaro che volevano fare un colpo di mano – spiega Corleone -, ma non gli è riuscito. Lo sappiamo per certo che stanotte ci sono stati confronti durissimi. Questo vuol dire che la partita è apertissima e ognuno deve assumersi le responsabilità”. Per il garante, infatti, la questione delle tabelle e degli interventi sui farmaci, oltre che sugli stupefacenti, sono un “cavallo di Troia per intervenire pesantemente”. Timori anche sulla questione degli aspetti penali. “Se questa cosa viene messa nella contrattazione della legge elettorale – aggiunge Corleone -, la questione diventa preoccupante”. Intanto, le notizie sul decreto non sono poi così chiare. “Non si capisce 'amministrativo' cosa vuol dire”, spiega Corleone secondo cui, nonostante il peggio paventato nella serata di ieri sia stato in qualche modo scampato, si tratta di “una pagina vergognosa della storia della Repubblica, il fatto che si sia messo mano ad una questione colpita da censura di incostituzionalità”. Seconco Corleone, “chi ha sostenuto una legge incostituzionale non ha il diritto morale di occuparsi della questione”. Sul decreto, intanto, Forum droghe e Società della Ragione si confronteranno il prossimo 22 marzo a Firenze “e da lì – promette Corleone - inizierà una battaglia politica durissima contro il governo che ha fatto passare una cosa del genere”.(ga)