Vittime di una società con una forte connotazione patriarcale, ma anche di leggi che rendono difficile condannare i responsabili di crimini commessi nei loro confronti: i diritti delle donne palestinesi vengono calpestati quotidianamente. Come a fine agosto, quando Israa Ghareb è stata uccisa in un letto d’ospedale a Beit Sahour, in Cisgiordania, dove si trovava a causa delle botte ricevute dal fratello e dai cugini. La colpa della giovane donna, aveva 21 anni, è quella di essersi rifiutata di sposare un cugino, di aver scelto il proprio fidanzato e di averne pubblicato sui social alcune foto.

In difesa delle donne. Dopo questo evento, le piazze si sono riempite all’insegna di “Non puoi liberare la terra senza liberare le donne”. Si sono tenute manifestazioni a Betlemme il 31 agosto, ma si sono registrate anche da Haifa a Ramallah, da Israele a Gaza. Tanto che lo stesso premier palestinese, Mohammad Shtayyeh, ha finito per postare su Facebook un commento per esprimere la necessità di dare maggiore protezione alle donne in Palestina.

La situazione in Israele. Per difendere l’onore, si uccide anche in Israele, in particolare all’interno delle comunità arabo israeliane. Secondo la polizia, quasi il 50% delle donne uccise nel Paese l’anno scorso erano arabe, nonostante gli arabo israeliani siano solo il 20% del totale.

L’impunità. Nella maggior parte dei casi, i crimini restano senza colpevole. Una situazione dovuta a diversi fattori: spesso gli ispettori israeliani non credono ai racconti delle vittime; non ci sono agenti con una formazione specifica; si registra spesso una “
discriminazione culturale”, per cui si pensa che sono eventi tipici della cultura araba e, per questo, da tollerare in una certa misura.

Delitto d’onore. Nel codice penale della Palestina, nel 1960, il delitto d’onore ha fatto la sua comparsa all’art. 99. Un testo che, tra l’altro, dà la possibilità di dare pene ridotte per “circostanze attenuanti”. E che, nel corso del tempo, è riuscito a influenzare il sentire comune palestinese: secondo un report Onu del 2014, la legge rende accettabile un assassinio compiuto in nome dell’onore proprio o della famiglia.

Il ruolo dell’occupazione. La condizione delle donne nell’area è peggiorata da un’occupazione che prosegue ormai da oltre un secolo, partendo da quella ottomana e arrivano a quella attuale, da parte d’Israele. Una situazione che, stando a un
rapporto elaborato da una rete di organizzazioni che lottano per la difesa delle donne, ha avuto conseguenze dirette sulla mancanza di parità di genere: le donne, sostiene il documento scritto nel 2017, sono vittime dell’occupazione militare da parte di Israele, di una politica instabile in Palestina e di un contesto generale patriarcale.

L’articolo integrale di Irene Masala Donne palestinesi: delitto d’onore e occupazione dimezzano i diritti può essere letto su Osservatorio Diritti.