13 ottobre 2006 ore: 17:55
Famiglia

''La voce dei bambini d'Africa'': niente compassione, solo diritti

Terre di Mezzo editore ha appena pubblicato il libro che raccoglie alcune esperienze e richieste del Movimento africano di bambini lavoratori (Msejt)
Bambini africani raccolgono acqua in taniche

Bambini africani raccolgono acqua in taniche

MILANO - Non chiedono assistenza e compassione, ma diritti. Nel libro “La voce dei bambini d’Africa” , pubblicato da Terre di Mezzo editore (pp.174, 7.5 euro), i piccoli lavoratori del Msejt, il Movimento africano dei bambini e dei giovani lavoratori che da anni lottano per una qualità di vita migliore, raccontano le loro esperienze e chiedono più diritti. Cercano di comunicare agli adulti che la vera battaglia da combattere non deve essere quella contro il lavoro, ma contro lo sfruttamento. Come i minori degli altri movimenti asiatici e sudamericani, sostengono il loro diritto ad un lavoro dignitoso. In una situazione di estrema povertà questa è infatti, secondo loro, la strada per dare una mano alla famiglia e per guadagnare i soldi necessari magari per studiare.

 

Il libro, pubblicato per la prima volta in Senegal, è stato realizzato nel 1998, durante la quarta assemblea generale del Msejt. “La voce dei bambini d’Africa” è suddiviso in 12 capitoli che corrispondono al numero dei diritti che i bambini chiedono che gli vengano riconosciuti: dal diritto ad esprimersi e ad organizzarsi a quello di restare nel proprio villaggio, ad avere un’istruzione e accedere alle cure sanitarie. “In questo momento c’è una grande campagna mediatica contro il lavoro dei bambini- si legge nel libro-. Chi è questa gente per vietarci di lavorare? Vengono loro  a prendersi cura di noi, dei nostri genitori, fratellini e sorelline? In Africa ci sono 80 milioni di bambini lavoratori. Noi siamo obbligati a lavorare, non abbiamo scelta. Per aiutarci, se volete farlo, dovete lottare contro la povertà e sostenerci nei miglioramenti delle nostre condizioni di lavoro”.

 

Il messaggio è chiaro, anche se non si può evitare di considerare che il problema del lavoro minorile è enorme e che non è sempre possibile tirare linee di demarcazione tra lavoro sostenibile e sfruttamento. Nell’introduzione al libro, l’ex direttore generale dell’Unesco Federico Mayor riconosce che “è opportuno prendere in considerazione i punti di vista dei ragazzi lavoratori. Non sempre, infatti, quanto questi ragazzi hanno da dire coincide con ciò che viene rivendicato a loro nome. Questo libro ci spiega chiaramente come indirizzare gli interventi.” (sp)

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