4 giugno 2003 ore: 09:31
Salute

Accesso diretto alle comunità senza passare dai Sert: la ''rivoluzione'' della Regione Piemonte

TORINO - In Piemonte presto sarà possibile per le persone con problemi di tossicodipendenza rivolgersi direttamente alle comunità terapeutiche del privato sociale senza passare dai Ser.t (Servizi per le tossicodipendenze) del servizio pubblico. E' quanto previsto dall’atto di intesa della Regione che sarà completato entro metà luglio dai regolamenti attuativi che preciseranno meglio i singoli passaggi. Un cambiamento non da poco.
Infatti fino a ora tocca ai Ser.t territoriali determinare la diagnosi, e quindi lo stato di tossicodipendenza, e a decidere insieme agli utenti il percorso terapeutico che in molti casi consiste nell’inserimento in una comunità gestita da soggetti del privato sociale e per le quali l’Asl di competenza paga una retta giornaliera. Con le nuove norme sarà il personale qualificato delle associazioni e cooperative sociali accreditate a determinare la prima diagnosi e a inserire direttamente il tossicodipendente nella propria struttura se lo si ritiene necessario. Dopo due mesi dovrà essere inviata una relazione al Ser.t di competenza che entro 30 giorni dovrà confermare o meno la validità del trattamento psico-sociale proposto e decidere per il conferimento della retta giornaliera. In caso di contrasto tra l’ente pubblico e quello privato sarà una commissione terza, la cui composizione è rimandata ai regolamenti, a esprimere un giudizio.
“Si tratta di un libero accesso ‘parziale’ - spiega Leopoldo Grosso vicepresidente del Gruppo Abele e membro della Commissione che ha stilato l’atto di intesa – che lascia ai Ser.t la responsabilità della diagnosi multidisciplinare dei casi oltre che la facoltà di accettare o meno il percorso terapeutico proposto dalla comunità. Ma l’accordo raggiunto contiene anche altri cambiamenti significativi. Prima di tutto sono stati abilitati anche i trattamenti definiti ambulatoriali. Dovranno quindi essere finanziati anche gli incontri e le terapie che non prevedono la residenzialità, inoltre è prevista la possibilità di sperimentare interventi tra sanitario e sociale, quelli a esempio che possono accompagnare le persone dopo la fine dei percorsi in comunità o i progetti di inserimento lavorativo. Il nostro giudizio sul lavoro svolto è positivo, ma con alcuni limiti. In primo luogo manca ancora la definizione dei dipartimenti, che dovrebbe avere funzione di coordinamento, indirizzo e controllo. Inoltre mi parrebbe importante che a gestire e decidere l’assegnazione delle rette sia un soggetto terzo, infatti se si lavora in un regime di collaborazione e integrazione con i Ser.t non si può pensare che sia uno dei due soggetti a gestire gli aspetti economici”.(gm)
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