Alla scoperta del pollaio sociale: "Adotta una gallina e avrai le sue uova"
ROMA - "Abbiamo iniziato quasi per scherzo e oggi abbiamo 70 realtà che ci chiedono di replicare il nostro modello, con una quarantina di persone disabili impiegate in sei pollai sociali e 80 clienti in lista d’attesa per adottare una gallina". Simona Landi, responsabile della comunicazione per il Pollaio sociale, racconta soddisfatta come il progetto del centro occupazionale La Tartaruga abbia superato la pandemia: nonostante il lockdown primaverile, infatti, le attività non si sono arrestate, tutt’altro. Oggi stanno “spuntando” pollai sociali in tutta Italia, per dare occupazione a persone con disabilità, mentre aumentano le richieste di chi vuole adottare una gallina in cambio delle sue uova.
"Tutto è cominciato nel 2015 all’interno del centro occupazionale per ragazzi disabili di Toscanella di Dozza, vicino Imola", racconta Landi. "Lì lavoravano già 25 ragazzi con disabilità cognitiva: c’era la serra, l’orto, il laboratorio di ceramica, di cartapesta e di falegnameria. Quell’anno c’era con noi l’agronoma Maria Rosa Fiacconi, a cui è venuta l’idea: perché non costruire un pollaio domestico, dove le persone possano adottare una gallina e prendersi le uova? Così è stato: l’iniziativa ha avuto subito successo",
Nel 2016, quindi, è stata inaugurata la prima struttura con 35 galline ovaiole, gestita dalla cooperativa Seacoop, e poco dopo il secondo pollaio presso l’azienda agricola Dulcamara a Ozzano dell’Emilia, sempre nel bolognese, promosso dalla cooperativa sociale Csapsa. Il meccanismo è semplice: per adottare una gallina è sufficiente fare una donazione di 100 euro, in cambio di una media di 250 uova l’anno. A curare il pollaio ci sono i ragazzi disabili del centro, che si occupano della pulizia dello spazio, di dare da mangiare alle galline, della raccolta e del confezionamento delle uova. Ma l’anno d’oro è stato il 2019, quando viene aperto il terzo pollaio de La Tartaruga, adiacente all’altro, e viene depositato ufficialmente il marchio Pollaio sociale.
"Le richieste di adozione erano tante e, visto che il progetto funzionava bene, diverse realtà ci hanno chiesto di replicare l’idea", continua Landi. "Sono venute le televisioni e i giornali a raccontare il nostro piccolo mondo, e abbiamo iniziato ad avere una certa risonanza mediatica. Da allora abbiamo inaugurato altri due pollai: a Villa Verucchio, in provincia di Rimini, con la cooperativa La Goccia, e a Brescia con l’azienda agricola Ca’ Del Pilar. A settembre è stata la volta di Cesena, con la cooperativa Cils".
I cartoni delle uova con il marchio di Pollaio sociale.
Tra le novità c’è anche quella della musica classica: dall’anno scorso, infatti, le galline dei Pollai sociali di Toscanella razzolano nell’aia ascoltando brani di Mozart, Beethoven, Bach, Vivaldi, Rossini, Satie e altri autori classici. Il tutto grazie a un impianto temporizzato, che nei mesi ha fatto registrare un aumento nella produzione di uova. "Le galline sono animali molto sensibili e facilmente stressabili: si vede che apprezzano la melodia. Inoltre sono molto comunicative: quando i ragazzi entrano nel pollaio gli vanno sempre incontro, come per salutarli e fargli festa".
Le realtà che decidono di aderire al progetto e di utilizzare il marchio devono comunque rispettare determinate regole: le galline dei pollai sociali hanno un’alimentazione completamente naturale, e chi le adotta deve venire di persona a prendere le uova, per mantenere quel contatto umano che è un ingrediente fondamentale del progetto. L’elemento chiave, però, è il coinvolgimento di persone svantaggiate, non solo disabili ma anche anziani e bambini. "Il valore di quest’iniziativa, al di là della sostenibilità ambientale, è relazionale", conclude Simona Landi. "Il contatto con le persone adottanti, infatti, fa sì che i nostri utenti abbiano costantemente rapporti con l’esterno e che non restino chiusi in una bolla".
L’esperienza del Pollaio sociale de La Tartaruga non è l’unica. In appena due anni dalla sua nascita, anche l’organizzazione di volontariato Futuro diffuso ha aperto due pollai accessibili con 150 galline, a Schio e Thiene (Vicenza), dove sono occupate persone con disabilità fisica e cognitiva. "Siamo una decina di famiglie di genitori con figli disabili, lavoriamo tutti e nel tempo libero cerchiamo di dare il nostro contributo alla comunità", spiega la vicepresidente Paola Benedini. "Abbiamo avviato progetti su tre fronti: la socializzazione dei bambini, l’inclusione lavorativa e il dopo di noi, con convegni e dibattiti. Ci piacerebbe arrivare a coinvolgere anche altre categorie fragili, come gli anziani, i migranti o le persone che hanno perso l’impiego".
Nei pollai si svolgono varie attività: preparazione delle granaglie, cura delle galline, raccolta delle uova, confezionamento e decorazione delle scatole. "È un progetto appena iniziato: stiamo studiando nuove strategie di vendita e distribuzione, per far conoscere la nostra realtà e creare reti". Tra le altre iniziative di Futuro diffuso c’è la danceability, che permette a bambini disabili e non, italiani e stranieri, maschi e femmine, di incontrarsi per ballare insieme attraverso un percorso di ricerca che sfrutta le abilità fisiche ed espressive di ciascuno per cercare di andare oltre i propri limiti. E poi c’è il Circo in valigia, una scuola di circo all’aperto che diventa un punto di contatto e scambio tra ragazzini con condizioni e vissuti diversi.
Questo articolo è tratto dal numero di ottobre di SuperAbile INAIL, il mensile dell’Inail sui temi della disabilità.