Arriva la guida per insegnare alle donne a difendersi dalla "violenza economica"

MILANO - È una delle formule più subdole di violenza contro le donne. Perché non lascia segni sul corpo e magari gioca sulla fiducia che la donna ha nel partner.  E "perché parlare di soldi nella coppia è considerato ancora un tabù", spiega Manuela Ulivi, presidente della Casa delle donne maltrattate di Milano (Cadmi), che ha presentato oggi la guida contro "La violenza economica", realizzata insieme alla Global Thinking Foundation. Una guida che spiega con chiarezza cosa sia la violenza economica, quali sono i modi con cui l'uomo la esercita sulla donna e, soprattutto, come è possibile ribellarsi e liberarsene. Si ha violenza economica quando un uomo mette in atto forme "di controllo e monitoraggio del comportamento di una donna in termini di uso e distribuzione del denaro, con la costante minaccia di negare risorse economiche" oppure quando esplicitamente o subdolamente costringe la donna a "un'esposizione debitoria" o le impedisce di lavorare o di utilizzare liberamente il proprio stipendio o patrimonio. Capita più spesso di quanto si creda.

"Abbiamo avuto il caso di una donna medico -ricorda Manuela Ulivi-, che nel momento della separazione si è ritrovata senza soldi, perché fino ad allora il marito l'aveva esclusa da ogni forma di gestione o controllo del conto corrente e dei beni. Il marito l'aveva costantemente indotta a pensare che non ne fosse capace". Al Cadmi hanno seguito anche casi di donne che si sono ritrovate indagate perché il partner aveva fatto firmare loro assegni in bianco e poi li aveva usati in giri poco puliti. A qualcuna è capitato invece di scoprire di essere indebitata con banche o finanziarie, perché avevano firmato fidejussioni: non se ne erano rese conto, il partner aveva presentato loro delle carte da firmare senza spiegare di cosa si trattasse. 

Nella Guida sono illustrati i quattro gradi di gravità crescente di violenza economica. Nel primo grado succede, per esempio, che la coppia abbia un conto corrente insieme, ma se ne occupa solo l'uomo e non le permette di dire la sua in caso di investimenti o operazioni straordinarie. Nel secondo grado, l'uomo dà una sorta di mancia mensile alla moglie e ne chiede anche una sorta di rendiconto. Non solo, in più non le lascia la possibilità di accedere al conto corrente e non le dice a quanto ammontano le entrate della famiglia. Il terzo e quarto grado sono poi un crescendo di bugie e umiliazioni. In questi casi, l'uomo tiene all'oscuro la donna di ogni dettaglio della vita economica famigliare. Le dà solo i soldi necessari per fare la spesa e nelle situazioni più gravi anche meno del necessario, così da rafforzare il suo potere su di lei. Ci sono partner che arrivano a negare i soldi per l'acquisto di medicine, mentre loro dilapidano il patrimonio famigliare (o quello personale della donna) al gioco o per soddisfare altri desideri.

La seconda parte della Guida spiega come liberarsi da questa forma subdola di violenza. Innanzitutto non bisogna accettare mai che sia solo il partner a gestire conti correnti, entrate e spese. "Non tollerare mai frasi come 'taci che ti mantengo' oppure 'taci tu che non lavori'". E, a questo proposito, non rinunciare al proprio lavoro perché lui non gradisce. "Mantenere una situazione di conti correnti separati non significa amare di meno o non fidarsi". Nella guida si trova anche un breve ma chiaro glossario dei principali termini economici, finanziari e bancari: da cosa significa la comunione dei beni al mutuo, dalle polizze assicurative agli assegni. (dp)