Bagno turco e caffè dei giornalisti al centro Dar al Hikma di Torino
TORINO - Riaprirà tra meno di una settimana il Dar al Hikma, centro culturale arabo situato nel cuore di Porta palazzo, zona torinese conosciuta non soltanto per ospitare il più grande mercato all’aperto d’Europa, ma soprattutto per essere uno dei più grandi snodi multietnici del paese.
Dopo i lavori di ristrutturazione, la struttura riaprirà le porte al pubblico martedì 24 settembre. Al suo interno, oltre a un Hammam - un bagno turco sul modello delle terme romane, luogo che nella cultura araba è deputato alla socialità oltre che al relax - troveranno sede numerose attività culturali e ricreative. Tra queste, un ristorante arabo-italiano e un piccolo caffè all’orientale, il Caffè dei giornalisti, che diverrà la prima sede ufficiale dell’omonima associazione attiva dal 2012, che proprio alla primavera araba e al medioriente ha dedicato molti degli incontri organizzati finora.
Il Dar al Hikma, locuzione che in arabo sta per “casa della sapienza”, si configura dunque come un luogo di incontro tra la cultura araba e quella italiana, “diverse ma complementari” nelle parole del presidente, lo scrittore e giornalista iracheno Younis Tawfik, docente di Lingua e letteratura araba all’università di Genova, esule in Italia da l 1979. Tra gli obiettivi dichiarati del rinnovato centro, c’è anche l’assistenza agli immigrati appena arrivati in italia, grazie alla collaborazione con lo sportello “Extrainforma” dell’Ufficio stranieri del Comune e con la VII Circoscrizione. “Proprio per favorire il dialogo con l’Islam – ha spiegato Tawfik – dal 3 ottobre inizieremo un ciclo di incontri, denominato ‘Giovedì della sapienza’ e dedicato alla riflessione sulla nostra cultura”.
“Oggi – commenta in proposito Idris Abdel Razzaq Bergia della Comunità religiosa islamica (Coreis) – c’è una pronfonda mancanza di conoscenza dell’Islam, non solo da parte degli italiani, ma anche degli stessi immigrati. Bisogna ricominciare a guardare alla nostra religione da un punto di vista sapienziale, togliendo forza alle politiche integraliste che predicano assurdità come il divieto di guida per le donne. Vogliamo ripartire da quello che fu il sapere originario dell’Islam, lo stesso che 1400 anni fa, nella comunità di Medina, diede vita all’obbligo di insegnare a leggere e a scrivere ai bambini e alle bambine, senza distinzione alcuna”. (ams)