25 ottobre 2013 ore: 16:19
Economia

Bangladesh, Actionaid: ''Le vittime del Rana Plaza senza risarcimento''

Le vittime del crollo della fabbrica tessile, avvenuta sei mesi fa, aspettano ancora di essere risarcite. L’80% è a corto di cibo. Il 92% non lavora a seguito dei traumi riportati. I dati dell’indagine di ActionAid
Crollo in Bangladesh del Rana Plaza a Sava Crollo in Bangladesh del Rana Plaza a Sava

Crollo in Bangladesh del Rana Plaza a Sava

ROMA - Dopo sei mesi dal crollo della fabbrica tessile Rana Plaza, avvenuta in Bangladesh il 24 aprile scorso, governo e sindacati stanno ancora contrattando i risarcimenti da dare ai sopravvissuti e alle famiglie delle vittime. A denunciarlo è ActionAid, che ha intervistato 2297 persone, tra sopravvissuti al crollo e membri delle famiglie di coloro che sono morti sotto le macerie, rilevando non solo traumi fisici e psicologici ma anche numerose difficoltà economiche che i sopravvissuti hanno dovuto affrontare senza l’aiuto delle istituzioni.

Dall’indagine emerge che il 94% dei sopravvissuti non ha ricevuto alcun tipo di finanziamento da parte dei datori di lavoro; il 48% degli intervistati afferma di aver contratto dei debiti e oltre il 90% non ha risparmi a causa degli scarsi compensi ricevuti prima del crollo dell’edificio. Più della metà degli intervistati fa fatica a far fronte ai bisogni giornalieri e ben l’80% è a corto di cibo. Ad essere precaria non è soltanto la condizione economica. I dati riguardanti lo stato psico-fisico dei sopravvissuti rivelano che il 92% è rimasto fortemente traumatizzato: più della metà soffre di insonnia e di tremori a seguito di rumori forti e improvvisi. Un quarto dei feriti ha difficoltà nel camminare. Il 92% non è tornato a lavorare. Per il 63% di questi sono stati proprio i traumi fisici riportati (amputazioni, paralisi, mal di testa, dolore agli arti) ad impedire il rientro al lavoro.

”Il comportamento tenuto fino a oggi dalle compagnie multimilionarie è indifendibile – dichiara Farah Kabir, Country Director di ActionAid in Bangladesh – non si possono lasciare sole le vittime. Mentre le grandi corporation continuano a ignorare il problema, le vittime del disastro del Rana Plaza hanno urgente bisogno di supporto medico e psicologico e di aiuto economico per mangiare e prendersi cura delle proprie famiglie”. La testimonianza di Naznin Akhter Nazma, 21 anni, sopravvissuta al crollo, è significativa. “Il giorno prima che la fabbrica crollasse – dichiara la ragazza – abbiamo saputo che si era aperta una crepa al secondo piano ma i supervisori ci dissero che l’edificio era sicuro e che ci avrebbero trattenuto un mese di paga se non fossimo andati al lavoro. Mio marito lavorava al secondo piano e io al settimo. Quando l’edificio è crollato sono rimasta incosciente per due ore. Al mio risveglio, ho scoperto che mio marito se ne era andato per sempre. Ho tirato un sospiro di sollievo quando ho saputo che il bambino che aspettavo stava bene ma adesso sono preoccupata perché non so come poter allevare mio figlio. Non ho ricevuto nessun tipo di risarcimento. Sono indietro con gli affitti di cinque mensilità e presto i negozianti non mi faranno più credito per il cibo.”

L’unica compagnia che ad oggi ha fornito sostegno e assistenza ai sopravvissuti è stata la Primark, che ha destinato a 3.300 persone una paga di 15,000 Bangladesh taka (circa 190 dollari) per un periodo di tre mesi. Il governo del Bangladesh invece ha dato 2,2 milioni di taka (28,000 dollari) a 777 persone, cioè a circa un terzo delle vittime e delle loro famiglie, senza però prevedere un risarcimento a lungo termine.  Per questo motivo è necessario giungere il prima possibile a un accordo condiviso tra le compagnie che stanno negoziando i risarcimenti. L’appello che Farah Kabir rivolge loro è quello di firmare il “Bangladesh Safety Accord”, accordo vincolante per cinque anni fra organizzazioni internazionali del lavoro, organizzazioni non governative e commercianti che ha come obiettivo quello di mantenere e garantire i livelli standard di sicurezza per i lavoratori del settore tessile in Bangladesh.

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