DOPPIA DIAGNOSI: TOSSICODIPENDENZA-CARCERE La doppia diagnosi nei detenuti tossicodipendenti
Esistono alcune precise posizioni espresse a livello europeo sul rapporto tra tossicodipendenza e salute. In particolare, vi è stata una presa di posizione sulla doppia diagnosi o, come si dice, sulla “comorbidità”, nell’ambito di un seminario organizzato dal gruppo Pompidou che si occupa di tossicodipendenze, svoltosi nell’ottobre del ’99 a Strasburgo. Da questo seminario sono uscite alcune conclusioni e raccomandazioni, dove si afferma che la presa in carico deve essere multidisciplinare al fine di potare al superamento di quello “shock culturale” che spesso è stato riscontrato tra personale medico, personale sociale e personale penitenziario. La consapevolezza dell’esistenza di problemi mentali, collegati all’uso di droghe, deve condurre a superare quella situazione che ha fatto definire la realtà della doppia diagnosi, una “no man’s land”, una terra di nessuno, dove le persone, che sono al tempo stesso affette da disturbi mentali e tossicomani, non possono essere trattate dalla sola psichiatria classica, ma ancora meno dalle sole strutture destinate ai tossicomani. La doppia diagnosi pone problemi di natura diversa: problemi che riguardano la salute, in particolare la salute psichica, problemi che riguardano la tossicodipendenza, problemi che riguardano il carcere.