Case popolari, "positiva l'autogestione dei cittadini di viale Ca' Granda a Milano"
MILANO – Viale Ca' Granda, periferia nord di Milano, a poche centinaia di metri dall'ospedale Niguarda. Qui da anni il quartiere è presidiato da un Comitato di autogestione. “Un'esperienza positiva – assicura il senatore Franco Mirabelli (Pd) che è in settimana è andato a trovarli nell'ambito di una serie di visite nei quartieri di case popolari a Milano – un'autogestione prevista da Aler e realizzata bene, perché gli inquilini si occupano di cura del verde, dei piccoli interventi di manutenzione e sopratutto di gestire gli impianti di riscaldamento”. Una responsabilizzazione sulle spalle di cittadini, tutti in affitto, che “porta gran parte degli inquilini a guardare con più cura e attenzione al proprio quartiere”.
Sono loro infatti a garantire la continuità di interventi e la gestione degli appalti per i vari servizi pagando le spese nei bollettini ad Aler. Il meccanismo virtuoso qui si interrompe. “L'autogestione – ha scritto Mirabelli in un breve report allegato alla sua visita a Niguarda – anziché essere sostenuta e valorizzata dall’Ente di viale Romagna, viene messa costantemente in difficoltà dai ritardi con cui Aler paga i fornitori dei vari servizi e il combustibile per il riscaldamento nonostante siano gli inquilini, pagando le spese, a garantire i soldi necessari”. Ritardi che arrivano a “nove o dieci mesi” dice il vicecapogruppo del Pd a Palazzo Madama. Su cui si innestano un'altra serie di problemi. A partire dal “rifacimento delle facciate”. Non uno “sfizio o un lusso – prosegue –: Semplicemente più passa il tempo e più, indebolendosi i giunti, nelle facciate si aprono ferite da cui entrano acqua e vento e che producono anche la pericolosissima caduta di mattonelle”. Le responsabilità vengono imputate all'Azienda lombarda di edilizia residenziale perché “da anni il Comitato chiede un intervento di manutenzione straordinaria per rifare il 'cappotto' e sistemare il tetto da cui pure arrivano infiltrazioni fin dentro gli appartamenti degli ultimi piani. Da anni non si sta facendo nulla, a scapito della qualità dell’abitare e della stessa sicurezza delle persone”.
Al Pirellone viene imputato anche il ritardo con cui sono stati trasferiti ai comuni i 500 milioni di euro stanziati dalla Legge per l’emergenza abitativa - di cui Franco Mirabelli è stato il relatore 4 anni fa e che ora sono nella disponibilità dei Comuni. Soldi “destinati a interventi su piccole manutenzioni per mettere gli appartamenti vuoti nelle condizioni di abitabilità e che si stanno cominciando a spendere solo oggi”. Il meccanismo farraginoso di trasferimento fa sì che “questi soldi arrivino tardi sui territori rispetto a quando sono stati deliberati, perché c'è un lungo percorso burocratico che vede le regioni presentare al governo progetti dettagliati, ma prima ancora i comuni devono fare le loro richieste alle regioni”. “Per il futuro – chiede il senatore che a oggi è già nei complessi popolari di via Salomone, via Rizzoli, San Siro e venerdì sarà a Rogoredo con lo scopo dichiarato di costruire una mappa dei problemi e delle esperienze positive dei comitati – bisognerà prevedere un passaggio diretto dal governo centrale agli enti locali e ai comuni”. Per affrontare difficoltà di diversa natura che vanno dall'edilizia, alla sicurezza e all'integrazione. “Uno degli inquilini – chiude Mirabelli il suo report – dopo essersi lamentato per alcuni piccoli episodi di vandalismo in quartiere mi ha detto di vivere in una scala in cui risiedono per la maggioranza famiglie straniere e che sono tutte famiglie perbene che non danno problemi”. “Lo racconto perché il tema dell’integrazione nei quartieri di Edilizia Residenziale Pubblica è spesso presentato come una questione esplosiva, mentre in realtà ci sono tanti luoghi dove la convivenza non dà problemi, anzi è vissuta come una ricchezza ed è giusto dirlo senza sottovalutare i problemi”. “Ho visto che i quartieri meno degradati sono quelli dove ci sono riferimenti sociali come appunto Ca' Granda e Rizzoli, lì il problema non emerge. Altri luoghi come San Siro e la stessa via Salomone presentano oggettivamente una percentuale di residenti problematici, non solo immigrati, ma con disagio psichiatrico” (Francesco Floris)