Cobret, l'eroina 'napoletana' dal basso costo e dall'alto rischio
Il cobret è eroina tagliata e rappresenta un fenomeno tutto napoletano: si trova in alcuni centri nodali dello spaccio partenopeo (la Stazione Centrale, i Quartieri Spagnoli, Secondigliano) e in periferia, soprattutto nei paesi dell’agro nolano e della provincia nord-orientale. A consumarlo sono i giovani e i giovanissimi, allettati dal suo basso costo – una dose può costare quanto l’hashish, appena 10mila lire – e dal fatto che non comporta l’uso della siringa.
“La campagna mondiale contro l’Aids degli anni ’80 – spiega Giuseppe Pennacchio, sociologo e operatore del Time Out, centro diurno e Ser.T che la Asl Napoli 4 ha aperto a Somma Vesuviana – ha fatto sì che il mercato degli stupefacenti ristrutturasse l’offerta, puntando su sostanze lontane dalla percezione del sangue e dal rischio di malattie infettive”.
Così, il cobret viene proposto ai giovani come alternativa alla sigaretta o alla canna e può anche accadere che i ragazzi lo usino per calmarsi dall’eccitazione provocata da ecstasy e anfetamine, una sorta di droga “feriale” che, dopo lo sballo del sabato sera, funziona come lenitivo. È così che la usa Salvatore, 24 anni, uno dei ragazzi che si rivolgono al centro. “Una sera – racconta – un amico più grande, dopo la discoteca, invece della solita canna mi ha dato il cobret, dicendomi che mi calmava di più. Io non sapevo che fosse eroina e comunque non potevo rifiutare, avrei rischiato di fare la figura del ragazzino”.
Anche se l’assunzione per inalazione e non per endovena riduce notevolmente i danni fisici apparenti e il rischio di overdose, il cobret provoca gli stessi effetti degli oppiacei: dà dipendenza, porta tolleranza e violente crisi di astinenza.