CPT Italia (MSF’04): finalità dei Centri di Permanenza Temporanea
• la media della popolazione con esperienza di carcere giudiziario o penale trattenuta all’interno dei CPTA si attesta intorno al 60% con punte fino al 95%, come nel centro di Modena. Spesso accade infatti che il cittadino straniero condannato e detenuto per reati ascrivibili al codice penale venga, una volta scontata la pena in un istituto penale, tradotto e trattenuto in un centro di permanenza temporanea ai fini dell’identificazione e del successivo rimpatrio;
• questo significa che, durante i mesi, o anni, di detenzione le strutture amministrative dello stato preposte alla identificazione non hanno espletato le proprie funzioni per consentire il rimpatrio del cittadino straniero al termine della pena. Risulta ovvio, quindi, che una struttura concepita per trattenere una categoria di persone si ritrova invece a gestire una tipologia differente di trattenuti;
• il trattenimento di un ex-detenuto viene percepito da quest’ultimo come una estensione della pena già scontata, provocando una percezione di ingiustizia nel soggetto che incide sul suo comportamento nell’arco del periodo di permanenza nel CPTA, sia in termini di relazione con gli altri trattenuti che con gli operatori del centro;
• la presenza di condizioni, storie e percorsi migratori eterogenei fa si che all’interno dei centri sussistano bisogni ed esigenze diversificate, tali da determinare la necessità di servizi e competenze diverse.
• il contatto forzato e quotidiano fra queste due diverse tipologie rischia di non offrire modelli di comportamento adeguati agli ultimi arrivati.
• le relazioni sviluppatesi all’interno del centro, rischiano di riprodursi anche all’esterno una volta terminato il periodo di trattenimento. Infatti, il trattenimento in un centro di permanenza temporanea non necessariamente si traduce in un rimpatrio, come dimostra la presenza di numerosi stranieri irregolari con molteplici trattenimenti alle spalle riscontrata durante le visite;
• paradossalmente, pur non trattandosi di strutture volte a trattenere coloro che hanno compiuto reati penali, le restrizioni sono maggiori.
Va considerata la permanenza reiterata di uno stesso soggetto all’interno del medesimo istituto di trattenimento. Un caso significativo riguarda il CPTA di Roma “Ponte Galeria”. L’ente gestore ha affermato infatti che esistono molti soggetti “che sono ormai vecchie conoscenze” e che non fanno che entrare e uscire continuamente dal centro; un trattenuto ha dichiarato, ad esempio, di aver “scontato”i sessanta giorni previsti per legge per ben sette volte.
Fonte: MSF - Rapporto sui Centri di Permanenza Temporanea e Assistenza, Gennaio 2004