28 agosto 2012 ore: 14:19
Non profit

Detenuti e volontari raccolgono pere per aiutare la scuola agraria di Finale Emilia

Ventiquattro volontari del Cefa e 3 detenuti della Dozza stanno lavorando nell’azienda agricola dell’Istituto Calvi. I fondi risparmiati saranno utilizzati per ricostruire la scuola. Hussein: “Per la prima volta sento di fare qualcosa di giusto"
Volontari - raccolta pere a Finale Emilia

FINALE EMILIA (MODENA) – Hussein ha 40 anni. È originario del Pakistan e vive a Bologna. Tra 3 anni finirà di scontare la sua pena alla Dozza e potrà uscire, tornare dalla sua famiglia e magari fare il cuoco, un mestiere che ha imparato in carcere. Da due giorni, intanto, Hussein, esce tutte le mattine e con Hamdi e Abdelmajid, parte alla volta di Finale Emilia, uno dei paesi del modenese più colpiti dal terremoto dello scorso maggio, per raccogliere le pere dell’azienda agricola dell’Istituto agrario Ignazio Calvi. I tre si sono uniti al gruppo di 24 volontari del Cefa, una ong che si occupa di progetti agricoli nel Sud del mondo e che ha scelto di aiutare la ricostruzione, sostenendo la scuola di agraria di Finale Emilia. Grazie al lavoro dei volontari, potranno essere risparmiati i fondi utilizzati per il lavoro di raccolta della frutta che saranno invece destinati all’acquisto delle attrezzature danneggiate. L’idea di far partecipare al campo anche dei detenuti è di Giacomo Sarti del Cefal, ente di formazione che lavora dentro alla Dozza. “Sono persone che si stanno ricostruendo e hanno scelto di aiutare a ricostruire un tessuto, un territorio, una scuola – dice Sarti – Non è facile per una persona privata della libertà personale dedicare la propria libertà per aiutare qualcun altro, credo che sia un gesto importante e di esempio”. Il campo di volontariato andrà avanti fino alla prima settimana di settembre, mentre Hussein, Hamdi e Abdelmajid ci saranno fino alla fine di agosto. “Quando esci per i permessi premio, per 1 o 2 giorni, c’è sempre il rischio di fare di nuovo le scelte sbagliate – dice Hussein – Con questo lavoro, invece, è diverso: per la prima volta nei miei 40 anni sento di fare qualcosa di giusto”.
 
Hamdi e Abdelmajid sono originari del Marocco. Hamdi è in Italia da quando aveva 2 anni e tutta la sua famiglia è qui. È alla Dozza da un anno, deve scontare ancora un anno e mezzo e sta seguendo un corso di giardinaggio con il Cefal. Abdelmajid invece si è già fatto 2 anni e uscirà tra 7 mesi. In carcere lavora come aiuto cuoco di Hussein che, invece, fa lo “chef” grazie a un corso del Cefal. Hussein era già uscito un paio di volte con il progetto del teatro. Come racconta Giacomo Sarti “hanno accettato volontariamente di partecipare a questo progetto di solidarietà” ma sono stati scelti tra quelli che più facilmente potevano uscire e non erano alla prima esperienza di lavoro esterno.
Tutti e tre si dicono felici di poter aiutare i terremotati e di poter aiutare se stessi. “L’aria fresca e pura ci mancava” dice Hussein. “È un’esperienza bellissima” gli fa eco Hamdi. Mentre Abdelmajid dice di aver già chiesto “di poter continuare” e non finire il 31 agosto.
 
Hussein, Hamdi e Abdelmajid sono stati accolti nel gruppo di 24 volontari del Cefa. Tra di loro ci sono persone provenienti da tutta Italia. C’è chi come Ermilio che viene da Udine e sa bene cosa significa essere terremotati e doversi rimboccare le maniche per ripartire ed è lì fin dal primo giorno di raccolta. Poi c’è Cristina che ha 20 anni, viene da Medicina (Bologna) e ha deciso di partecipare per dare una mano ai “suoi vicini di casa” e vive come una “gioia” la presenza di ragazzi provenienti dal carcere perché, dice, “l’importante è conoscersi e condividere le proprie esperienze”. Sonia invece lavora per l’azienda agricola da 10 anni ed è contenta del progetto del Cefa perché “da soli non ce l’avremmo mai fatta”. Come precisa Sonia, “i volontari hanno una motivazione in più rispetto al ragazzino che viene a raccogliere le pere perché viene pagato”. Oltre al lavoro, pesante e sotto il sole, non sono mancati momenti di convivialità. “L’esperienza è positiva, anche dal punto di vista umano”, commenta Michele del Cefa.
 
L’Istituto Ignazio Calvi di Finale Emilia comprende la sezione di agraria (attiva da 50 anni) e, da 10 anni, anche la scuola per geometri. In tutto vi studiano 640 ragazzi. Il terremoto dello scorso maggio ha seriamente danneggiato la struttura all’interno e ci vorrà circa un anno per poterla rendere nuovamente agibile. Il progetto del Cefa è stato accolto con entusiasmo perché, come racconta la dirigente scolastica Annalisa Maini, “ci permette di risparmiare circa 15 mila euro che l’istituto sosteneva per la raccolta della frutta e di utilizzarli per ripartire”. L’azienda agricola dell’istituto ha 5 ettari di pereto con pere di 4 qualità diverse che, negli anni scorsi, erano raccolte da stagionali e dagli studenti della scuola. A settembre le lezioni riprenderanno, anche se dentro i moduli prefabbricati forniti dalla Regione. “Speriamo di riuscire a partire in tempo per l’inizio dell’anno scolastico il 17 settembre”, conclude la preside. (lp)

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