Dopo l'ultimo sequestro di eroina bianca a Milano scatta il sistema di allerta rapido della provincia di Milano. Entro fine anno un sistema simile anche nelle altre province lombarde, insieme a Napoli, Ravenna, Empoli e Pisa
Foto: Alberto Cristofari Contrasto
MILANO - Tredici grammi d'allarme. Nei giorni scorsi il sequestro di una piccola quantità di eroina bianca, con una percentuale del 66% di principio attivo (contro il 25-35% della più nota eroina 'marrone'), è bastato a mettere in azione il sistema di allarme rapido sulle droghe della provincia di Milano. Dopo il blitz della polizia in un appartamento di Bresso, sono bastate poche ore per analizzare la sostanza e segnalare agli operatori delle strutture di prossimità e del privato sociale la presenza di una sostanza potenzialmente molto pericolosa. Riccardo De Facci, presidente della cooperativa Lotta contro l'emarginazione, ha spiegato all'agenzia Redattore sociale come funziona il sistema di allarme rapido sulle droghe, alla cui realizzazione ha contribuito di persona. Un modello che, entro la fine del 2005, verrà adottato anche nel resto della Lombardia e nelle province di Napoli, Ravenna, Empoli e Pisa.
Da cosa nasce l'esigenza di allestire un sistema rapido di allarme sulle droghe?
"Durante la nostra esperienza abbiamo verificato che esiste una profonda differenza tra sostanze stupefacenti potenzialmente simili, ma che in strada e nei luoghi di consumo si possono trovare con quantità di principio attivo e tagli assai diversi. Un esempio è quello delle metamfetmine a metà anni '90, la cui varietà ha portato tutta l'Unione europea a pensare che fosse necessario un sistema di allerta rapido che riuscisse a rintracciare eventuali variazioni sia nelle tipologie di sostanze che nella purezza delle sostanze di taglio. In quegli anni, inoltre, alcune partite di eroina con sostanze da taglio particolari avevano portato ad emergenze con casi di morte da overdose improvvise o conseguenze fisiche come la cecità. Nella logica di anticipare la dannosità di fenomeni come questi, ci si è interrogati sui sistemi di variazione di queste sostanze. Premesso che in Italia la legge 309/90 impedisce l'acquisto o il possesso di sostanze stupefacenti illegali se non ad operatori delle forze dell'ordine in azione anticrimine (contrariamente a quanto avviene in alcuni Paesi europei; ndr) si è pensato di proporre la possibilità di un accordo istituzionale che mettesse insieme le informazioni provenienti dai laboratori delle forze dell'ordine con il sistema di intervento dei pronto soccorso, dei centri antiveleno e con gli operatori del privato sociale che lavorano nei luoghi di prossimità al consumo (unità mobili, 'drop in', etc.). Questa premessa ha portato tre anni fa all'elaborazione di un progetto, coordinato dalla regione Lombardia, che ha individuato nel territorio della provincia di Milano il primo luogo sperimentale di