2 febbraio 2010 ore: 09:59
Economia

Emergenza abitativa: viaggio nei “residence” di Roma

Sono 10 le strutture di proprietà di società immobiliari a cui il comune paga ogni anno circa 25 milioni di euro (almeno fino al 2011). Circa 1.250 le famiglie ospitate: tutte avrebbero diritto a una casa popolare
Alessandro Imbriaco/Contrasto Casa: panni stesi fuori abitazione

Foto di Alessandro Imbriaco

ROMA – Pochi li conoscono, ma molti li abitano. Sono i residence per l’assistenza alloggiativa temporanea: immobili, spesso molto grandi, suddivisi al loro interno in alloggi, per lo più molto piccoli, in cui abitano persone in “emergenza abitativa”. Molte di loro provengono da sgomberi di occupazioni, altre da sfratti, altri ancora hanno vissuto per strada, dormendo su un marciapiede o in automobile, perché non riuscivano a pagare l’affitto. Tutti, o quasi tutti, sono in graduatoria, spesso con 10 punti, per l’assegnazione di una casa popolare. Singoli, coppie, famiglie anche numerose, italiani e stranieri, ai quali l’amministrazione, non potendo proporre un’alternativa migliore, offre la possibilità di un alloggio gratuito, di cui è il Comune a farsi carico. Facendosi carico anche delle spese di gestione e dei consumi.

La storia, ma soprattutto i numeri di questi residence, sono contenuti in un dossier, dal titolo “Roma: l’emergenza abitativa e il problema casa”, voluto nel novembre 2008 da Fabrizio Santori, consigliere capitolino del Pdl e presidente della commissione Sicurezza. L’origine di queste strutture risale ufficialmente al 2005, quando con una delibera comunale furono poste le basi per i contratti tuttora vigenti: tramite bando, il comune di Roma intendeva individuare uno o più immobili all’interno del territorio comunale, da prendere in affitto e destinare a centri di assistenza abitativa temporanea. Risultarono vincitrici dieci grandi società immobiliari: New Esquilino Srl, Geim Spa, Emona Spa e San Vitaliano 2003 Srl, Immobiliare San Giovanni 2005 Srl, Fanocle Spa, Immobiliare Pollenza 2005 Srl, con le quali il comune di Roma stipulò i contratti di locazione. Dieci immobili, distribuiti su tutto il territorio comunale, per lo più ai limiti del Raccordo anulare.

Oggi, in  questi residence vivono circa 1.240 famiglie, a cui gli alloggi sono assegnati dietro presentazione di domanda di assistenza alloggiativa temporanea. Il comune paga affitto e spese. E paga molto. Secondo quanto risulta dal dossier di Santori, ogni nucleo familiare costa all’amministrazione circa 1.270 euro al mese, per appartamenti che, in media, misurano 78 metri quadri. Qualche esempio, sulla base delle cifre riportate dal dossier: il residence di via Tagliaferri comprende 77 appartamenti, ciascuno dei quali costa al comune circa 2.433 euro al mese, comprensivi di servizi ma non di utenze. La superficie media degli appartamenti è di 78,50 mq, il contratto è 6+6.

Sommando le spese a carico del comune per tutti i dieci immobili, emerge che il costo complessivo è di 25 milioni di euro ogni anno: una cifra che, nella maggior parte dei casi, va moltiplicata per 12, visto che quasi tutti i contratti sono 6+6. “Impossibile rescindere questi contratti”, ha fatto sapere l’Avvocatura del Comune a Fabrizio Santori, il quale vorrebbe “poter liberare l’amministrazione da questi esosissimi contratti”. (vedi lanci successivi)  (cl)
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