Firenze, ''comunità rumena in crescita, ma tagliata fuori dall'assistenza sanitaria''
Baracche di rumeni
FIRENZE - Duecentoventinove persone contattate, quasi la metà senza fissa dimora, 179 uomini e 50 donne. Sono alcuni dei numeri del bilancio finale del progetto Outsiders, portato avanti a Firenze nel 2007 dalla cooperativa Cat. L’iniziativa fa parte degli Interventi regionali rivolti alla marginalità (Irrma), finanziati dalla Regione Toscana a partire dal 2004. Il progetto puntava essenzialmente alla tutela della salute di persone svantaggiate, con interventi “sul campo”, portati avanti tramite un’Unità mobile di strada che nel corso dell’anno si è spostata in città. Quella che ne è emersa, è una fotografia degli utenti profondamente cambiata rispetto ai precedenti monitoraggi. Sono infatti aumentati gli assistiti provenienti dalla Romania, che dopo l’ingresso nell’Unione Europea hanno avuto notevoli difficoltà nell’accesso al sistema sanitario: “Questi cittadini non hanno più diritto alla tessera Stp - spiegano dalla Cat - e la Romania non rilascia facilmente la tessera Team o i modelli richiesti dalla comunità europea. Per questo sono stati esclusi dalle cure che non rientrano in quelle essenziali”. Questa una delle “emergenze” rilevate dagli operatori analizzando in particolare i bisogni relativi a un gruppo di rom romeni (circa 30) presenti alla stazione di Santa Maria Novella. Complessivamente, nell’ambito del progetto sono stati distribuiti oltre 300 libretti con indirizzi e orari delle strutture sanitarie del territorio, oltre a 1089 volantini, che spaziavano dall’informazione sulla salute, a quella sulle dipendenze, alle istruzioni per leggere correttamente un annuncio di lavoro.
Un intervento analogo, ancora nell’ambito di Irrma, è stato svolto a Pisa, dalla cooperativa Il Cerchio, che per conto della Società della salute pisana, è entrata in contatto con la comunità rumena delle baraccopoli locali, costituita da circa 300 persone accampate ai margini della città, lungo gli argini dell’Arno. “Spesso si è trattato di affrontare vere e proprie emergenze sanitarie e ambientali - si legge nel dossier finale Irrma -, rispetto alle quali ci siamo mossi con un lavoro di mediazione con i vari attori coinvolti: cittadini, polizia municipale, Asl e Circoscrizioni”.
Complessivamente sono state 85 le persone conosciute dagli operatori nei 3 insediamenti abusivi della città (quartiere Cep, Ponte delle Bocchette e quartiere I Passi). Ascolto, orientamento, assistenza ai bisogni primari sono state le attività sulle quali si è concentrato il progetto, che ha anche affiancato chi cercava lavoro (21 inserimenti nelle agenzie interinali, 11 nei centri per l’impiego) e chi aveva bisogno di assistenza sanitaria o burocratica. In tutto sono stati effettuati 7 inserimenti lavorativi, 6 abitativi e 5 nuclei familiari sono stati presi in carico dai servizi sociali. (gr)