18 febbraio 2008 ore: 12:59
Non profit

Friuli, in 4 anni quadruplicate le risorse per la cooperazione

Nel 2004 ammontavano a 500mila euro, nel 2007 sono arrivate a quota 2 milioni e 160mila euro. La Regione ha presentato i dati al ''Forum regionale sulla cooperazione allo sviluppo umano. Esperienze in corso e prospettive future''
Cooperazione sociale mani

Cooperazione sociale mani

UDINE – Il modello friulano di cooperazione allo sviluppo è conosciuto e apprezzato in Europa e nel mondo. Lo ha sottolineato la Regione Fvg in occasione del “Forum regionale sulla cooperazione allo sviluppo umano. Esperienze in corso e prospettive future”, che si è svolto lo scorso sabato a Udine. Per accreditare il Friuli Venezia Giulia come regione davvero virtuosa sono stati forniti anche alcuni dati: le risorse che fino al 2004 ammontavano a 500mila euro, nel 2007 sono più che quadruplicate, arrivando a quota 2 milioni e 160mila euro. E per il futuro si conta di stanziare ulteriori fondi.

 

“Non si può stare bene ed essere felici se altri stanno male - è l’assunto da cui sono partiti i lavori del Forum -. La cooperazione rappresenta la più bella cultura da promuovere, poiché fa stare bene gli altri, ma anche noi stessi”. Ma su questo fronte c’è ancora molto da lavorare, come è emerso dai workshop, dai quali è stato lanciato l’invito a evitare la frammentazione delle iniziative e dei finanziamenti attraverso la creazione di una rete tra i partner coinvolti. La parola chiave, dunque, dovrebbe essere “sinergia”. Inoltre è stata evidenziata l’importanza di una continua e approfondita analisi strategica dei progetti di cooperazione in corso.

 

Per quanto riguarda nello specifico il “Modello Friuli Venezia Giulia Solidale”, nel corso del Forum ne sono state presentate in particolare le linee guida, che si sviluppano a partire da un concetto di cooperazione intesa come strumento di pace e affermazione dei diritti umani. È l’assessore regionale all’Istruzione, Cultura, Sport e Pace Roberto Antonaz a sottolineare i tratti salienti di questo modello: “La persona al centro delle politiche, il partner occidentale come facilitatore di processi endogeni, la valorizzazione delle esperienze dei migranti. E ancora: un approccio sistematico e articolato, una decisa spinta all’azione e alla co-progettazione, l’apertura al territorio”.

Sono due, da un punto di vista operativo, gli ambiti di intervento regionali: le azioni sostenute come iniziative autonome del territorio e quelle promosse tramite gestione diretta o attraverso i tavoli tematici. In particolare, i “Tavoli di progettazione congiunta” sono stati istituiti nel 2005 attorno a quattro nodi - campagna mondiale per il diritto all'acqua, sostegno a distanza, educazione allo sviluppo e alla mondialità, migranti e cooperazione - e sono pensati come strumento attraverso il quale Ong, associazioni, enti locali e organismi regionali esprimono in modo condiviso delle scelte comuni e contribuiscono a programmare attività e obiettivi regionali in materia di cooperazione. (gig)

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