“Il ragazzo volante”, sul palco un attore senza braccia per parlare di diversità
BOLOGNA - Una storia che parla di diversità, di poteri speciali, ma anche di condizioni che si scontrano con una presunta normalità. Giovedì 13 febbraio al Teatro di Medicina (in provincia di Bologna) arriva “Il ragazzo volante”, lo spettacolo per ragazze e ragazzi dagli 11 anni che ha come protagonista Maurice Vaccari, attore nato senza braccia originario del Madagascar, la cui storia personale si intreccia costantemente con quella del protagonista. La vicenda, liberamente tratta dal romanzo “Che cosa è successo a Barnaby Brocket” di John Boyne, racconta di un bambino nato in una condizione molto particolare: non è soggetto alle leggi di gravità e fluttua nell’aria. Da piccolo è considerato un supereroe, poi crescendo la sua diversità diventa una gabbia che gli impedisce di spiccare il volo.
“Anche io alla materna e alle elementari ero accettato dai miei compagni e non mi sentivo diverso – racconta Maurice–. Il mio primo contatto con la diversità l’ho vissuto alle medie: ricordo benissimo la fase del motorino, quando tutti cominciavano a usarlo e io non potevo. Lì ho capito che c’era qualcosa che mi differenziava dagli altri. Poi, andando avanti, me ne sono accorto sempre di più”.
Lo spettacolo, prodotto dalla compagnia La Baracca-Testoni Ragazzi con i testi di Vittoria Calori ed Enrico Montalbani, per la regia di Bruno Cappagli, ha debuttato ad aprile 2019 ed è già alla sua nona replica. Maurice, sul palco insieme all’attrice Daniela Micioni, mette in scena alcune situazioni quotidiane che intrecciano realtà e finzione, per parlare di disabilità con grande autoironia e leggerezza: si lava i denti, si sciacqua il viso e scrive alla lavagna, tutto con i piedi. Dovrà però fare i conti con una madre convinta che la normalità sia un valore assoluto e che lo vorrebbe cambiare a tutti i costi, con una sorella che sogna un fratello ancora più strano e con amici a cui manca sempre qualcosa. Le parole di Maurice entrano ed escono dalla storia di finzione, per raccontare quanto sia difficile sentirsi diverso e sentirselo ribadire ogni giorno.
“Uno degli episodi più importanti è quello degli sguardi – continua Maurice –. Sullo sfondo ci sono tanti occhi che fissano il ragazzino, che si sente circondato e vorrebbe non essere sempre osservato. Da un lato essere guardati è la cosa più naturale del mondo, dall’altro però ti fa sentire in imbarazzo e a disagio. Quello che accomuna la mia esperienza con quella di coloro che hanno una diversità è proprio l’emotività: anche a fare cose normalissime ci si sente giudicati. Ci vuole grande forza di volontà per trasformare la diversità in un’opportunità e riuscire a spiccare il volo”.