Attraversare l’Africa in moto, un viaggio lungo due anni per raccontare un continente e portare informazioni da un paese all’altro. ''Africascope'' il progetto di Alessio Antonini e Chiara Giovetti
Africa: tramonto
ROMA - Due anni in motocicletta per raccontare l’Africa. È il progetto di Alessio Antonini e Chiara Giovetti, presentato, lo scorso fine settimana al Salone dell’editoria di Pace di Venezia.
I due attraverseranno 26 paesi africani: Marocco, Mauritania, Senegal, Guinea Conakry, Mali, Burkina Faso, Ghana,Togo, Benin, Nigeria, Camerun, Gabon, Congo Brazzaville, Congo Kinshasa, Angola, Namibia, Sud Africa,Mozambico, Malawi, Tanzania, Kenia, Etiopia, Sudan, Egitto, Libia, Tunisia. Circa 50 mila kilometri, alla ricerca di storie e immagini del grande continente africano. Visiteranno villaggi e città. Parleranno con le persone che incontreranno lungo la strada, intervisteranno missionari e cooperanti, autorità locali e diplomatici, imprenditori, sportivi, scrittori e chiunque abbia qualcosa da dire su e per l’Africa. Ed è proprio per favorire l’incontro che hanno scelto le due ruote : “la moto è un mezzo che permette un’esplorazione più capillare e, a differenza dell’auto, attira attenzione e incoraggia la collaborazione e la solidarietà” hanno spiegato. Nel corso del loro viaggio, che inizierà nei primi mesi del 2006 e si concluderà a dicembre dell’anno successivo, cercheranno di raccogliere informazioni utili alle organizzazioni umanitarie, di fare un punto della situazione sui progetti in atto e individuare nuovi problemi e possibili aree di intervento. Alessio Antonini e Chiara Giovetti non vogliono, dunque essere soltanto due viaggiatori ma, anche, “due osservatori indipendenti che trasportano informazioni da un Paese all’altro” e permettono il confronto delle analisi e delle esperienze delle tante organizzazioni umanitarie che operano in aree del continente tra loro molto distanti.
Attraverseranno i confini e le frontiere di ventisei paesi, luoghi simbolo della storia africana : “enormi mercati a cielo aperto, dove le donne vendono frutta, i bambini vanno in cerca di qualche spicciolo, i tassisti approfittano per vendere quello che trasportano, i camionisti cercano l’amore mercenario e i militari si pavoneggiano nelle loro divise”. Ma, le attuali frontiere, tracciate durante la decolonizzazione, negli anni sessanta – hanno ricordato- sono anche “la base del processo a-storico che ha artificialmente congelato l’instabilità politica e determinato la storia dell’Africa contem