21 gennaio 2009 ore: 16:18
Salute

Cagliari, due psichiatri a processo per la morte di Giuseppe Casu

Protestava per lo sgombero della sua bancarella: dopo il Tso è rimasto legato per 7 giorni al letto di contenzione, dove è morto. Per l'ex primario del reparto del Santissima Trinità e la psichiatra l'accusa di omicidio colposo
Psichiatria: Giuseppe Casu home page

Psichiatria: Giuseppe Casu home page

CAGLIARI – Era rimasto sette giorni legato al letto dell’ospedale, dopo essere stato ricoverato con la forza durante lo sgombero della sua bancarella abusiva a Quartu Sant’Elena. Della morte di Giuseppe Casu, il sessantenne venditore ambulante stroncato nel letto del reparto psichiatrico del Santissima Trinità di Cagliari, dovranno dunque rispondere due medici del Servizio psichiatrico diagnosi e cura dell’ospedale Santissima Trinità di Cagliari. Inizia domani il processo davanti al Tribunale penale del capoluogo sardo il processo contro l’ex primario del reparto Gian Paolo Turri e la psichiatra Maria Rosaria Cantone, il medico che aveva in cura l’ambulante deceduto per una tromboembolia venosa (questo quanto accertato dall’autopsia).

Un’udienza fiume, quella fissata per giovedì 22 gennaio, dove saranno esaminati i testi dell’accusa e anche quelli della difesa. L’intenzione, a quanto pare, è quella di esaurire il dibattimento rapidamente per arrivare quanto prima alla sentenza.  Dopo l’inchiesta coordinata dal pubblico ministero Gian Giacomo Pilia e la decisione di rinviare a giudizio i due medici, anche la famiglia del paziente deceduto si è costituita parte civile con gli avvocati Mario Canessa e Dario Sarigu. "Dopo che Casu fu ricoverato in quanto affetto da stato di agitazione psicomotoria - si legge nel capo d’imputazione del primario e della psichiatra – venne sottopoto a contenzione fisica con quattro nastri e una fascia al torace e contestualmente gli venne praticata una terapia farmacologica per tutta la durata del ricovero, sino al 22 giugno, data del decesso del paziente per tromboembolia dell’arteria polmonare. La contenzione fisica fu lecitamente prescritta ma poi continuata in modo non conferme a quanto prescritto dalla scienza medica, atteso che non vennero richieste consulenze specialistiche e, comunque, non vennero effettuati controlli clinici strumentali e di laboratorio”. Poi l’accusa, pesantissima: “Non vennero prescritte attività motorie – sintetizza la Procura – a scopo preventivo tendenti a ridurre, per quanto possibile, l’immobilità e quindi la stasi e non venne prescritta una terapia preventiva antitrombotica ovvero non venne sottoposto al controllo dei sistemi coagulativi”. Gian Paolo Turri e Maria Rosaria Cantone saranno difesi dagli avvocati Gianfranco Mancciotta e Massimiliano Ledda.  (vedi lanci successivi) (fp)

© Riproduzione riservata Ricevi la Newsletter gratuita Home Page Scegli il tuo abbonamento Leggi le ultime news
Maggio
LunMarMerGioVenSabDom
2829301234567891011121314151617181920212223242526272829303112345678
Maggio
LunMarMerGioVenSabDom
2829301234567891011121314151617181920212223242526272829303112345678