16 febbraio 2010 ore: 14:17
Giustizia

Caso Cucchi, la madre: "Voglio verità e giustizia per mio figlio"

Ilaria Cucchi: "La mia famiglia è molto preoccupata di come si stanno svolgendo le indagini peritali perchè stanno succedendo cose gravi". I familiari denunciano di non avere ancora ottenuto la tac di Stefano. E dopo 4 mesi la salma non è stata resa
Stefano Cucchi - morto in carcere

Stefano Cucchi - morto in carcere

ROMA – “Continuiamo ad avere fiducia nelle istituzioni, ma nella vicenda che ha coinvolto mio fratello ci sono delle ovvie responsabilità da parte dei singoli che devono essere accertate. Le indagini sulla sua morte vanno avanti, ma la mia famiglia è molto preoccupata di come si sanno svolgendo le indagini peritali, perché stanno succedendo cose gravi. Non voglio parlare di misteri ma non riusciamo ancora a ottenere la tac di Stefano. E dopo quattro mesi mio fratello non può ancora riposare in pace, perché non ci hanno restituito la salma”. A denunciare ancora una volta le tante incongruenze sulla morte in carcere di Stefano Cucchi, avvenuta il 22 ottobre del 2009 è stata la sorella Ilaria, intervenuta questa mattina a Roma al convegno “Quando lo stato sbaglia: casi, storie e proposte. All’incontro hanno partecipato anche i familiari delle altre vittime di morti sospette in carcere, per chiedere alle istituzione di fare chiarezza su questi casi giudiziari. “Stare insieme è un messaggio importante che le famiglie devono dare per far sentire la propria voce e arrivare alla verità- ha continuato Ilaria Cucchi.

Per la prima volta ha deciso di intervenire sulla vicenda anche la madre del giovane morto mentre era detenuto nel carcere di Regina Coeli. “Stefano è stato portato via dallo Stato che stava bene, ma lo Stato ce lo ha restituito morto, completamente massacrato - ha detto-. Voglio verità e giustizia per mio figlio. Non ce l’ho con lo Stato ma con una manciata di cittadini assunti e pagati dallo Stato. Voglio sapere chi è stato a ridurre in quel modo mio figlio. Voglio che queste persone vengano giudicate come semplici cittadini, perché la legge deve essere uguale per tutti”. (vedi lanci successivi) (ec)
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