Eroina, ecco i nuovi consumatori: cominciano sniffando e poi passano al buco
TORINO - Centomila tossicodipendenti cronici nei Sert e 250 mila ancora da trattare. Un piccolo esercito di nuovi consumatori che iniziano fumando e sniffando, ma spesso finiscono per ricorrere al buco. E sette morti per overdose in sequenza ravvicinata, tra Roma e Torino, che hanno di nuovo mandato in frantumi l'illusione di vivere in un mondo in cui l'eroina è poco più che uno sgradevole ricordo. Così, mentre in'America il bubbone è ormai esploso - col numero dei consumatori raddoppiato in cinque anni e il governatore di uno stato 'tranquillo' come il Vermont che parla apertamente di emergenza - anche l'Italia dovrebbe prepararsi a fare i conti con un problema a cui, secondo Massimo Barra di Villa Maraini, "si è voluto fare il funerale troppo presto".
Ne abbiamo parlato con Leopoldo Grosso, psicologo, docente universitario ed esperto di dipendenze. E soprattutto vicepresidente del gruppo Abele, da anni in prima linea nello studio e nel contrasto delle dipendenze. "In effetti - spiega Grosso - c'è stato un periodo più o meno lungo in cui la diffusione degli oppiacei è stata drasticamente ridimensionata, soppiantata dalla cocaina, il cui consumo è molto più compatibile con la vita ordinaria e che ha trovato dunque una più alta platea di consumatori. Ma è stata proprio la coca ad agganciare molti dei nuovi eroinomani, che hanno iniziato ad acquistarne dosi per attutire il cosiddetto 'down', la fase in cui gli effetti eccitanti svaniscono".
È possibile tracciare un identikit di questi nuovi consumatori?
"Sono persone, spesso anche molto giovani, cresciute durante la fase remissiva dell'eroina, quando l'epidemia di Aids aveva già reso chiari gli effetti del consumo endovenoso. Molti di loro, quindi, hanno paura dell'ago e, anche in virtù di una maggiore purezza della sostanza, iniziano ad assumerla sniffandola o per inalazione. Anche le motivazioni di base sono diverse: questi ragazzi non subiscono più il fascino romantico che circondava l'eroina una trentina d'anni fa; il loro è un consumo più pragmatico, quasi 'medico' si potrebbe dire. La usano per riequilibrare gli effetti di sostanze eccitanti, come la cocaina. Quali che siano le motivazioni, però, resta il fatto che a lungo andare la dipendenza tende a cronicizzarsi; così anche molti di questi soggetti finiscono per diventare consumatori in senso classico. E infatti da qualche tempo si registra un aumento lento, costante e progressivo dell'assunzione per endovenosa".
A tal proposito, lei cosa pensa di esperienze come quella della Svizzera, che ha legalizzato la prescrizione medica di eroina, al posto dei farmaci sostitutivi?
"Credo che possa funzionare per una categoria ben definita di soggetti; ovvero per coloro che, anche nel corso di un trattamento, non riescono ad abbandonare le loro abitudini di assunzione, e di fatto continuano a iniettarsi eroina prendendo al contempo i farmaci sostitutivi. Su questi utenti, la sperimentazione ha dato buoni risultati: ma va detto che si tratta di eroina farmaceutica, di cui si conosce esattamente la quantità di principio attivo e la cui produzione in Italia è al momento illegale. E che comunque questa casistica riguarda lo zoccolo duro degli eroinomani, più che i nuovi consumatori".
Lei vive e lavora a Torino, dove quattro persone sono morte di overdose in appena una settimana: come legge questi avvenimenti? Dobbiamo aspettarci altri di questi episodi?
"L'esperienza mi dice che probabilmente si tratta di piccoli spacciatori che, per avidità, hanno tagliato troppo una partita di modeste dimensioni. Una delle prime regole della criminalità, piccola o grande che sia, è di non attirare l'attenzione: è auspicabile dunque, che ora siano i venditori stessi ammettere in atto le opportune correzioni per evitare che ciò si ripeta. C'è da tenere in considerazione anche il fattore paura: quella dei tossicodipendenti è comunque una comunità in cui il passaparola viaggia molto velocemente, tanto più che le morti sono avvenute quasi tutte in un'area circoscritta della città, quella di Torino sud. Per questo si spera, altresì, che siano gli stessi consumatori a tutelarsi di fronte gli ultimi avvenimenti, individuando magari la fonte della sostanza che ha provocato i decessi". (ams)