14 agosto 2017 ore: 11:50
Famiglia

No al lavoro lontano dalla famiglia: appello della mamma di un bimbo adottato

La richiesta al ministro Orlando di un'educatrice del carcere. "Tantissima attenzione nei confronti della coppia prima di procedere a un'adozione, ma nessuno si preoccupa di situazioni che vanno a penalizzare l'equilibrio familiare"
Bambini disabili in adozione

PALERMO - Garantire l'unione familiare a tutela della crescita psico-fisica del loro bambino adottato. Questo è quello che chiede al ministro di Grazia e Giustizia Andra Orlando, la mamma di Samuele (nome di fantasia), funzionario educativo in carcere. "Al ministro chiediamo come genitori la tutela esclusiva del benessere del bambino - sottolinea la donna -. Abbiamo fiducia nelle istituzioni e speriamo possano risponderci presto. Siamo certi che se il nostro caso riuscisse ad avere la giusta attenzione, la nostra battaglia potrebbe aprire una strada importante per altri che dovessero trovarsi in situazioni analoghe. Una normativa di questo tipo dovrebbero averla tutti gli uffici d'Italia". "Non riusciamo a capire come mai c'è tantissima attenzione nei nostri confronti come coppia prima di procedere ad un'adozione - continua ancora Maria - e poi nessuno si preoccupa di alcune situazioni che vanno concretamente a penalizzare un equilibrio familiare. Il percorso adottivo prevede, infatti, diverse fasi di preparazione alla genitorialità, importantissime, che dovrebbero essere garantite anche dopo l'adozione. Non voglio assolutamente pensare di dovere fare delle scelte drastiche. Se realmente il mio trasferimento dovesse avvenire io o mio marito saremmo costretti a lasciare il lavoro pur di non fare vivere un trauma a nostro figlio legato ad una separazione 'forzata". 

Samuele è stato adottato nel dicembre del 2010 e oggi ha quasi 11 anni. La donna ha vinto nel 2008 un concorso bandito dal Ministero della Giustizia ed è stata assunta come funzionario giuridico pedagogico all'interno del carcere. Al tempo aveva chiesto e ottenuto l'assegnazione in provincia di Trento, dove ha lavorato per 8 mesi. Ma l'arrivo di Samuele ha cambiato totalmente la vita della famiglia: il Tribunale dei minori di Palermo convoca la coppia per chiedere la disponibilità all'adozione di un bimbo di 4 anni, in comunità da molto tempo. "Felici abbiamo accettato subito la possibilità di diventare genitori di Samuele - racconta la donna -. Da quel giorno è iniziata per noi una meravigliosa avventura. Naturalmente come prevede la legge mi sono avvalsa della maternità per 5 mesi e sono stata a Palermo insieme a Samuele e a mio marito. In poco tempo a Samuele abbiamo garantito non solo una casa e una famiglia ma soprattutto tutto l'affetto di cui aveva un grande bisogno. Nel bambino abbiamo scoperto una capacità straordinaria di adattamento per cui è lui che, in realtà, ci ha 'adottati' accogliendoci subito come mamma e papà. Ed è stato subito amore reciproco".

Conclusi i 5 mesi di maternità, la donna ha inoltratto la richiesta di assegnazione temporanea al carcere Pagliarelli di Palermo per tre anni, che è stata accolta, a partire dal 2012. E nel dicembre del 2015 la famiglia è cresciuta con la nascita di una bambina, per cui la donna ha potuto ottenere un'ulteriore assegnazione a Palermo.

Ora però è tornata la paura del trasferimento al nord Italia e quindi di non riuscire a garantire a Samuele unione familiare e serenità. La mamma di Samuele ha cercato una soluzione. "Ho inoltrato un'istanza di trasferimento a Palermo per gravi motivi familiari legati esclusivamente alla presenza del figlio adottato. In realtà ho scoperto che non è prevista dalla legge alcuna motivazione legata alla garanzia dell'equilibrio familiare e dello sviluppo psico - evolutivo di un bambino adottato che ha subito il distacco dai genitori naturali e che fino a 4 anni ha vissuto in una comunità. Mi è stato detto che questo tipo di motivazione non fa parte della casistica e che i trasferimenti vengono fatti soltanto all'interno della procedura di mobilità ma non su richiesta. Le problematiche legate ad un bambino adottato sono diverse e delicate e meriterebbero invece la giusta attenzione".

Il bambino, secondo quanto racconta la donna, ha già vissuto lo scorso gennaio un periodo difficile dopo essere venuto a conoscenza della possibilità che sua mamma tornasse a lavorare fuori Palermo. "Samuele ha iniziato a vivere con questa forte paura di separazione - racconta -. Essendo forte in lui il pensiero di perdere quello che aveva conquistato, inevitabilmente ha manifestato alcuni disagi comportamentali a scuola e in famiglia. Fortunatamente adesso il suo stato emotivo è migliorato ma temiamo fortemente che, se veramente dovesse avvenire il mio trasferimento, per lui sarebbe una situazione catastrofica. Bisognerebbe tenere conto del fatto che un bambino adottato ha uno stato di fragilità emotiva legato alla sua storia. Samuele da sempre ha un fortissimo attaccamento a noi ed è molto evidente la paura di perderci da un momento all'altro con la sofferenza di non vederci uniti". (set)

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