Pizzo Calabro, 48 statue in mare in memoria delle vite spezzate dei migranti
ROMA - Un omaggio alle vicende sociali ed umane delle tante esistenze in viaggio verso l’Europa nella speranza di una vita migliore, spezzate e inghiottite nelle acque del Mediterraneo: si chiama “End of Dreams” (La fine dei Sogni) la nuova composizione dell’artista danese Nikolaj Bendix Skyum Larsen, realizzata in collaborazione con il Qwatz, artist in residency programme Roma e la Camera di Commercio di Vibo Valenzia, con il patrocinato dall'Ambasciata Danese in Italia. In tutto 48 sculture - delle dimensioni comprese tra i 60 e i 120 cm circa – che rappresentano i corpi dei migranti deceduti in mare nel corso dei naufragi nel cosiddetto ‘mare nostrum’. Prevista oggi, fino al tramonto, la messa in opera dell’istallazione, finanziata dal Danish art council, che sarà immersa, secondo le indicazioni della Capitaneria di Porto locale, in località Pizzapundi. A condurre l’operazione un’equipe tecnica di esperti, che deporrà le statue - ancorate ciascuna ad una piattaforma di mt 3,20X3,60 - sul fondale marino dove, per quattro mesi, saranno esposte all’azione del moto ondoso.
Si tratta di una creazione complessa e dinamica, eseguita grazie all’impiego di una particolare tipologia di calcestruzzo, il concrete canvas, materiale particolarmente flessibile che, una volta immerso nell’acqua, si solidifica mantenendo trama e morbidezza, in grado di essere plasmato e cambiare fisionomia. “L’interazione con le correnti e i microrganismi sottomarini trasformerà la superficie delle sculture in un manto organico, proprio come avviene ai corpi nel mare”, chiarisce Rosa Ciacci, storica dell'arte e responsabile di Ricerca e Sviluppo dei progetti di Qwatz. “Con quest’opera, Larsen si propone di indagare l'identità della costa della Calabria, per raccontare senza estremismi, ma con delicatezza ed eleganza, l'evoluzione storica che il Mediterraneo ha avuto nei secoli, partendo dalla sua principale funzione di via d'accesso e di confine”.
“L’idea nasce dalle immagini shock delle vittime dei naufragi trovate sui giornali che raccontano gli sbarchi, come quello di Lampedusa del 3 ottobre scorso o quelli avvenuti nel Canale di Sicilia, ma anche dalle ricerche fatte in Calabria in termini di recupero di antichità e ritrovamenti archeologici”, spiega l’artista. Una volta riportate a galla, le sculture saranno parte di una mostra itinerante che si svolgerà in primis in Calabria, poi a Roma e nel resto d’Europa, incentrata sull'attuale storia legata agli sbarchi degli immigrati, che caratterizza negativamente le nostre coste. “Un fenomeno importante quello del flusso migratorio lungo le coste del Sud Italia – ribadisce Rosa Ciacci - considerando che, solamente negli ultimi quattro mesi sono stati circa 660 quelli accolti dalla Calabria e la Sicilia”. Ad accompagnare le opere i pensieri e le testimonianze scritte degli ospiti dei Centri per Rifugiati della Regione e di prima accoglienza, stampate su placche di zinco ed in seguito su ceramica, “per riportare cosa rappresenta il sogno del loro viaggio e le motivazioni che li hanno spinti ad affrontare il mare”, aggiunge lo scultore.
Nato nel 1971 ad Aalborg in Danimarca, Larsen ha concentrato gran parte della sua produzione artistica sul tema dell’emigrazione. Dai lavoratori del Kerala sfruttati a Dubai, ai giovani indiani delle aree più povere in cerca di riscatto nel rap e nella breakdance, alla seconda generazione di immigranti nei sobborghi di Parigi, fino ai clandestini di Nord-Peckham, comunità situata a sud-est di Londra o di Calais, provenienti dall’Afghanistan, Iran, l'Iraq e Somalia, ricordati in “Promisland”, progetto commissionato dalla Creative Foundation in occasione della Triennale di Folkestone. Una ricerca che ha ricordato la drammatica sorte toccata ad oltre 34.000 clandestini, annegati nel Mar Egeo e nel Mar Mediterraneo tra il 1988 e il 2009.
End of dream, è il proseguimento di un lavoro intrapreso nel 2011 per la Terza Biennale di Tessalonico, Ode to the Perished, esposta presso la Galerie Vanessa Quang di Parigi e la Dilston Grove Gallery di Londra, dedicata al passaggio degli illegali lungo la costa orientale della penisola greca, che ogni anno perdono la vita nel loro pericoloso cammino. “Una riflessione aperta sul paragone tra passato e presente - conclude Rosa Ciacci di Qwatz - e l'occasione per far riemergere un dialogo tra cultura e società, necessario ad uno sviluppo consapevole e costruttivo del territorio”. (Loredana Menghi)