30 marzo 2010 ore: 11:42
Giustizia

Sappe: "Serve una nuova politica della pena"

Sovraffollamento nelle carceri, suicidi dei detenuti e aggressioni agli agenti. Di questo si e' parlato ad Abano Terme, in occasione dei lavori del ventunesimo Consiglio nazionale del sindacato autonomo Polizia Penitenziaria Sappe. La manifes...
Francesco Cocco/Contrasto Carcere di Bollate: ombra di un detenuto

Roma - Sovraffollamento nelle carceri, suicidi dei detenuti e aggressioni agli agenti. Di questo si e' parlato ad Abano Terme, in occasione dei lavori del ventunesimo Consiglio nazionale del sindacato autonomo Polizia Penitenziaria Sappe. La manifestazione e' effettuata con il patrocinio della Regione del Veneto e della citta' di Abano. Vi partecipano i Consiglieri Nazionali e Segretari Regionali di tutta Italia. Messaggi di buon lavoro al Sappe sono arrivati dalle piu' alte cariche dello Stato, da Napolitano a Schifani e Fini, ed anche il capo dell'amministrazione penitenziaria Franco Ionta ha inviato un suo indirizzo di saluto.

Per quanto riguarda il "pesante sovraffollamento delle strutture (piu' di 67 mila i detenuti presenti, a fronte di una capienza regolamentare di 43 mila posti) e le altrettanto significative carenze di organico del Corpo - circa 5 mila unita' -", si legge nel comunicato, si tratta di "condizioni che rendono particolarmente gravose e stressanti le condizioni di lavoro delle donne e degli uomini della Polizia penitenziaria. Testimonanza delle gravi criticita' penitenziarie, le pressoche' quotidiane aggressioni a poliziotti penitenziari e l'alto numero di detenuti suicidi".

Secondo Donato Capece, il segretario generale Sappe, "l'attuale sovraffollamento va a discapito delle condizioni detentive in linea con il dettato costituzionale previsto dal terzo comma dell'articolo 27- dice- e delle condizioni lavorative delle donne e degli uomini della Polizia penitenziaria che lavorano nella prima linea delle sezioni detentive. Se il carcere e' in larga misura destinato a raccogliere il disagio sociale, e' evidente come la societa' dei reclusi non possa che essere lo specchio della societa' degli uomini liberi. In altri termini, sembra che lo Stato badi solo ad assicurare il contenimento all'interno delle strutture penitenziarie".

Continua Capece: "È giunta l'ora di ripensare la repressione penale mettendo da un lato i fatti ritenuti di un disvalore sociale di tale gravita' da imporre una reazione dello Stato con la misura estrema che e' il carcere, e dall'altro, anche mantenendo la rilevanza penale, indicare le condotte per le quali non e' necessario il carcere (ipotizzando sanzioni diverse)- dice- E' chiaro che una opzione di questo tipo dovrebbe ridisegnare il sistema a partire dalle norme in materia di immigrazione e dalla individuazione delle risorse per affrontare il tema delle dipendenze e dei disturbi mentali fuori dal carcere. Rispetto ad una situazione cosi' dirompente per l'organizzazione penitenziaria e' necessario interrogarsi su che cosa fare e quali iniziative intraprendere".

Il segretario ha sottolineato come "il Sappe da sempre propone una nuova politica della pena, prevedendo un maggiore ricorso alle misure alternative alla detenzione e l'adozione di procedure di controllo mediante strumenti elettronici o altri dispositivi tecnici, come il braccialetto elettronico; efficienza delle misure esterne e garanzia della funzione di recupero fuori dal carcere potranno far si' che cresca la considerazione della pubblica opinione su queste misure". (DIRE)

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