Scuola, Italia "lavagna nera" d'Europa. Il Terzo settore investe più del ministero
ROMA - L’Italia è la “lavagna nera”d’Europa: due ragazzi su dieci (pari a quasi 700 mila persone) lasciano la scuola ogni anno. Con il 17,6 per cento di abbandono scolastico, il nostro paese è in fondo alla classifica dei paesi europei, dove la media è invece pari al 11,9 per cento. Un divario che aumenta se guardiamo al Sud ed alle Isole, in cui ci sono regioni ben lontane dalla media europea (Sardegna con il 25,5 per cento, Sicilia con il 24,8 per cento, Campania con il 21,8 per cento e Puglia 17,7 per cento). O se paragoniamo la nostra situazione nazionale a quella di paesi vicini a noi, dove il tasso di abbandono è sotto il 10 per cento: come Germania (9,9 per cento) e Francia (9,7 per cento). I dati allarmanti del fenomeno nel nostro paese, sono stati sottolineati nel corso del convegno organizzato oggi a Roma per presentare i risultati della ricerca “Lost-Dispersione scolastica: il costo per la collettività e il ruolo di scuole e terzo settore”, realizzata in quattro città (Milano, Roma, Napoli e Palermo) da WeWorld in collaborazione con l’associazione Bruno Trentin, Cgil e la fondazione Giovanni Agnelli. L’indagine ha ricevuto anche il patrocinio dell’Autorità garante per l’Infanzia e l’adolescenza.
Obiettivo dello studio era quello di indagare, per la prima volta,modalità, caratteristiche e valore economico degli interventi del Terzo settore per contrastare la dispersione. Secondo i primi risultati,pur con notevoli differenze da città a città, l’attività principale delle organizzazioni sociali è quella dell’aiuto nei compiti scolastici (46,5 per cento), seguita a distanza dai centri di aggregazione giovanile (25,6 per cento) e da attività di socializzazione. Il Terzo Settore – da solo - investe ogni anno 60 milioni di euro per contrastare la dispersione scolastica. Uno sforzo comparabile a quello del ministero dell’Istruzione, che investe circa 55 milioni di euro ogni anno in progetti attivati nelle scuole, principalmente con finalità di recupero.
Gli interventi promossi dalle stesse scuole sono, a loro volta, per lo più rivolti ad azioni di contrasto al basso rendimento degli studenti e in misura inferiore ad attività ludico laboratoriali o all’orientamento. La ricerca, però, rileva la crescente sfiducia degli insegnanti sulla possibilità di contrastare il problema della dispersione, anche a causa del troppo carico burocratico che limita il tempo da dedicare agli studenti. Scuole e Terzo settore, in ogni caso, raramente sembrano mettere insieme i loro sforzi. La ricerca, infine, mette in luce come l’intervento del privato sociale porti con sé importanti effetti moltiplicatori dell’investimento, legati indissolubilmente alla presenza di lavoro volontario, una straordinaria e indispensabile risorsa. In media, infatti, per ogni euro speso viene prodotto un valore pari a 1 euro e 60 centesimi.
“Scuole e terzo settore rispondono a logiche diverse indipendenti tra loro, ma oggi più che mai abbiamo l’esigenza di lavorare insieme in modo complementare per essere sempre più efficaci nella lotta alla dispersione scolastica – dichiara Marco Chiesara, presidente WeWorld - Per questo Frequenza200 il nostro progetto di intervento contro la dispersione scolastica ha creato una rete nazionale di condivisione delle buone pratiche e promuovere il dialogo tra istituzioni, famiglie, ragazzi e territorio. Solo così crediamo si possa fare davvero la differenza”.
Durante il convegno è stato annunciato che, per contrastare il fenomeno, WeWorld ha deciso di ampliare il programma Frequenza200, il network che lavora con gli insegnanti, i bambini e le loro famiglie sul territorio nazionale e online con l’obiettivo di riportare a scuola 6000 ragazzi entro il 2016. Il programma avviato nel 2012, nelle città di Milano, Napoli e Palermo, coinvolge 2500 ragazzi, oltre 2500 famiglie, 800 insegnanti, 600 mamme e 100 operatori informali (tra bar, commercianti, edicolanti, centri anziani, etc.). Il progetto prevede un centro diurno operativo 5 pomeriggi alla settimana con attività educative condivise con le istituzioni del territorio, in particolare la scuola dell’obbligo e i servizi sociali. Per creare un’équipe omogenea, i percorsi educativi contemplano diverse attività: supporto scolastico e relazionale con i ragazzi, sostegno psicologico e rinforzo delle competenze genitoriali con le famiglie e, in ultimo, formazione degli insegnanti.
Secondo i dati Eurostat forte è il divario territoriale: tra le regioni in cui i ragazzi completano gli studi troviamo il Molise (solo il 10 per cento di abbandoni), tra quelle invece in cui il successo formativo rischia di divenire un miraggio la Valle d’Aosta (21,5 per cento). L’Italia è comunque tuttora lontana dagli obiettivi della strategia di Europa 2020 nel campo dell’istruzione che prevedono una riduzione del tasso di abbandono scolastico al di sotto del 10 per cento.