Soffrono la fame oltre 800 milioni di persone. Eritrea tra gli stati più poveri
Gibuti. Frustrazione di Marcus Bleasdale
MILANO - La notizia è di per sé positiva, ma non è il caso di cantar vittoria. Nel mondo l'indice globale della fame sta migliorando: nel 1990 era pari a 19,8 punti, oggi è 13,8 punti. Questo vuol dire che comunque sono attualmente ben 842 milioni le persone che non possono nutrirsi a sufficienza. Tra i tre Paesi dove la situazione è peggiore c'è l'Eritrea (punteggio 35), il che spiega (se mai ce ne fosse stato bisogno) perché migliaia di eritrei sono disposti a rischiare la vita per attraversare il Mediterraneo. Gli altri due stati in fondo alla classifica sono il Burundi (38,8) e le isole Comore (33,6). Di altre nazioni come Somalia, Afghanistan, Iraq, Myanmar, Repubblica democratica del Congo e Somalia non ci sono dati, altrimenti è probabile che le ritroveremmo in fondo alla classifica. È questa la fotografia della fame scattata dal rapporto sul Global Hunger Index, presentato oggi a Milano dalla ong Cesvi in collaborazione con Ispi e Link2007, con il patrocinio di Expo2015.
L'indice globale della fame è calcolato sulla base di tre indicatori: la percentuale di popolazione denutrita, il tasso di mortalità infantile sotto i 5 anni e la percentuale di bambini under 5 sottopeso. I tre più poveri hanno un indice "estremamente allarmante", ce ne sono poi altri 16 in cui la situazione è "allarmante" e tra questi ci troviamo l'India, nonostante il progresso tecnologico ed economico del gigante asiatico. Per altri 37 Stati la fame è grave (tra cui Zimbabwe, Uganda e Kenya).
Se allarghiamo lo sguardo e teniamo in considerazione alcune macro aree della Terra, la situazione peggiore è nell'Asia Meridionale con un indice pare a 20,7, seguita da Africa subsahariana (19,2), Asia orientale e sud est asiatico (7,6), Vicino oriente e nord Africa (5,8), America Latina e Caraibi (4,8) e Europa dell'est (2,7). Il 1990 al 2013, 23 Paesi hanno migliorato, riducendo del 50%, il loro indice della fame. Il migliore è stato il Kwait (riduzione di 88 punti), ma hanno avuto buone performance anche Cuba (-73), il Messico (-70) e la Cina (-58). È peggiorata invece la situazione alle isole Comore con +40 punti di indice, nello Swaziland (+38), in Burundi (+15), in Paraguay (+15) e in Guatemala (+3). (dp)