24 maggio 2011 ore: 12:54
Società

Viaggio tra i Sikh di Novellara. “Il nostro tempio è aperto a tutti”

I primi sono arrivati negli anni Ottanta. Oggi sono una comunità molto numerosa e strutturata con uno dei templi più grandi d’Europa (secondo solo a quello di Londra) che richiama ogni domenica più di 600 persone. Credono nella solidarietà e nel rispetto
. Sikh

Sikh

NOVELLARA - Tirath Dhillon è arrivato dal Punjab a Novellara nel 1989. Prima ha fatto il giardiniere e poi l’operaio. Dal 2005 ha un negozio di alimentari, abbigliamento e bigiotteria indiana, il Dhillon Shopping Center. Tirath fa parte della comunità indiana di religione sikh radicata in questo territorio dagli anni Novanta. Prima impiegati, soprattutto nel settore zootecnico, nell’industria agricola e lattiero-casearia, oggi i Sikh hanno diversificato il proprio inserimento economico: lavorano nelle fabbriche come operai, hanno aperto attività commerciali di import-export o piccole aziende; molti giovani, nati in Italia, oggi cittadini, frequentano l’università. I Sikh credono nel successo e nell’uomo che si fa da sé, ma anche nella solidarietà e nel sostegno reciproco. “Calvinisti d’Oriente” si sono stanziati soprattutto in Lombardia, Emilia-Romagna e Lazio. “I primi Sikh sono arrivati nella zona alla fine degli anni Ottanta, a Rio Saliceto, per lavorare in un circo – racconta Inderpal Singh, proprietario di un magazzino di attrezzature e macchinari per l’agricoltura e uno dei rappresentanti dell’associazione Gurdwara Singh Sabha – Accudivano gli animali, un lavoro molto duro, ai limiti dello sfruttamento, poi hanno iniziato a lavorare nell’agricoltura”.
 
Oggi a Novellara, comune di 14 mila abitanti, in provincia di Reggio Emilia, si trova il più importante Gurdwara (tempio – letteralmente “porta del Guru”) sul territorio italiano. Inaugurato nel 2000 da Romano Prodi, allora presidente dell’Ue, è il secondo in Europa per dimensioni, superato solo dallo storico Gurdwara centrale di Londra. “Prima avevamo una piccola struttura per le funzioni religiose, poi dichiarata inagibile in seguito al terremoto del 1995 – racconta Inderpal Singh – Nel frattempo la comunità si era ampliata con nuovi arrivi: abbiamo cercato una nuova sede e a Novellara, il Comune ha concesso i permessi necessari per la costruzione di un grande tempio a spese della nostra comunità”. Oggi, ogni domenica, più di 600 persone da Novellara e dai comuni limitrofi trascorrono parte della giornata al tempio con la propria famiglia. La missione dl Gurdwara è aiutare l’intera comunità: se qualcuno si trova in difficoltà, ha bisogno di pagare un una bolletta o di generi di prima necessità può contare su un fondo cassa istituito al tempio da 4 anni. “Non aiutiamo solo indiani sikk – spiega Inderpal Singh – ma è capitato di offrire il nostro sostegno anche a pakistani e africani: anche gli italiani se in futuro chiederanno aiuto saranno i benvenuti”.
 
Il Gurdwara di Novellara è imponente. Sorge a sorpresa dietro un benzinaio sulla statale in direzione Reggiolo. Si percorre a piedi una piccola stradina e si arriva all’ingresso esterno. Tutti si tolgono le scarpe e le donne si coprono il capo con veli colorati. Ci sono due piani collegati da un’elegante scalinata, il primo è dedicato alla condivisione del cibo: riso, legumi speziati e chai, il tè con latte. I Sikh sono vegetariani, sostengono che il coraggio, l’audacia e la pace interiore si radichi nelle generazioni evitando il consumo di carne, pesce e uova; un sikh praticante, inoltre, non beve alcol e non fuma. Il secondo piano del Gurdwara è luogo di ritualità e preghiera: su un grande altare è riposta la Sacra Scrittura Sikh. Nel Gurdwara si celebrano regolarmente le feste, in particolare il Baisakhi (quest’anno festeggiato il 16 aprile), la festa del raccolto o di inizio della primavera, ma anche il simbolo dell’identità religiosa.
 
Harminder Singh è il figlio di Inderpal Singh è nato in Italia, ma tra i 7 e i 9 anni è tornato nel Punjab per volere di genitori, perché studiasse anche in una scuola indiana. Oggi parla perfettamente indiano e punjabi. Vorrebbe diventare un manager, ma prima, dice, è importante partire dal basso e fare tutta l’esperienza necessaria in un’azienda. Harminder ha compiuto il percorso religioso per diventare sikh praticante, quindi è battezzato e per questo porta il nome Singh, leone. Anche le donne chiamate Kaur, principessa, hanno ricevuto il battesimo. La religione sikh sostiene la parità dei generi davanti a Dio, anche se i ruoli all’interno della comunità sono soprattutto maschili. Sono, infatti, gli uomini a traghettare la cultura sikh all’esterno, a dialogare con i cittadini e le istituzioni. La maggior parte delle donne non parla italiano, si occupa della gestione domestica e dell’educazione dei figli, diversa è la condizione delle giovani di seconda generazione, la maggior parte studia e, come Harminder, è bilingue. (monica di bari)
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