Il bilancio del ''metodo Hudolin'' in Italia: 2.300 club dell’Aicat, 200mila persone coinvolte in 25 anni
Si tratta quindi di una forma di prevenzione basata sul coinvolgimento della famiglia e sulla condivisione del percorso di uscita dalla dipendenza in cui il conduttore del gruppo (ma qui si chiama il “servitore di club”) non fa il terapeuta ma crea solo il clima adatto alla discussione senza l’uso di medicine o farmaci.
Vladimir Hudolin ha cominciato a metà degli anni ’60 a Zagabria dove sono nati i primi club mentre l’esperimento di introdurre in Italia un metodo che si pensava destinato al fallimento vista la profonda diversità del contesto sociale ha attecchito fino a diventare una pratica diffusa su tutto il territorio nazionale. L'aspetto rivoluzionario dell'approccio di Vladimir Hudolin derivò dal fatto che non si occupava solo dell'alcolismo di poche persone ma della cultura del bere in generale.
Attraverso le settimane di formazione infatti il prof. Hudolin non solo forniva la metodologia di trattamento degli alcolisti e delle loro famiglie ma soprattutto metteva in discussione la nostra "cultura del bere" proponendo il suo modello che negli anni era andato definendosi come "l'approccio ecologico-sociale ai problemi alcolcorrelati e complessi".
Un bilancio di questo metodo di intervento si sta facendo al sesto “Course of sensibilisation on the social ecological approach to alcohol related and mixed problems (Hudolin’s Method)”, che si concluderà domani, sabato 31 maggio, e che richiama a Lignano Sabbiadoro ogni anno decine di operatori e volontari da tutto il mondo. L’organizzazione è a cura della Scuola Europea di Alcologia e Psichiatria Ecologica di Trieste in collaborazione con l’International Organization of Good Templars, il Centro Studi dell’Azienda per i Servizi Sanitari n. 4 del Medio Friuli, l’ACAT e in coordinamento con l’Organizzazione Mondiale della Sanità.
“Il metodo funziona anche in senso di prevenzione - prosegue Ennio Palmesino - basti pensare che la zona del Nord Est, in particolare il Veneto, era al primo posto in Italia per l’incidenza dei problemi alcol-correlati fino a 30 anni fa e oggi è sceso al quinto posto”. Dal 1980 in Italia il consumo medio pro-capite annuo di alcol anidro è diminuito del 34%, molto di più di quanto indicato dall'OMS nel ‘target 17’ del progetto Salute per tutti entro l'anno 2000”.
“A livello internazionale afferma il presidente dell’Acat alcuni ricercatori hanno parlato del ‘paradosso italiano’ in quanto questa importante diminuzione si è realizzata senza alcuna specifica politica di sanità pubblica, differentemente da molti altri paesi che non hanno ottenuto risultati così importanti nonostante avessero investito notevoli risorse. Naturalmente la spiegazione di un fenomeno così complesso non può risultare univoca e certa ma è interessante notare che il grafico mostra un ribasso costante proprio a partire dall'anno 1980”, si legge sul sito dell’Arcat Toscana.
Oggi esistono club in 26 paesi del mondo, comprese l’America Latina, l’India e la Nuova Zelanda, e sta funzionando anche nei paesi scandinavi dove i nuclei familiari spesso sono ridotti al minimo. Al corso di Lignano Sabbiadoro che si svolge interam