16 maggio 2007 ore: 10:19
Giustizia

In corteo le prostitute di Padova contro il Comune che multa i clienti

Si stima che nella città vengano effettuate 350 mila prestazioni sessuali a pagamento l’anno, tra strada e circuiti chiusi. Ma ''occorre distinguere il fenomeno della prostituzione da quello della tratta''
Prostituta di spalle capelli lunghi

Prostituta di spalle capelli lunghi

PADOVA - Dopo il muro di via Anelli, adesso è la lotta al mercato del sesso a portare Padova nuovamente sotto i riflettori. La decisione del sindaco Flavio Zanonato di ripristinare le multe ai clienti e alle prostitute è al centro di molte polemiche. Contro questa iniziativa le "ragazze della notte” hanno indetto un corteo che partirà oggi pomeriggio dalle 16 dal piazzale della stazione ferroviaria per arrivare fin sotto al municipio padovano. Dove però ad attenderle per un dialogo non ci sarà il primo cittadino padovano, che si è detto già impegnato altrove. Nei giorni scorsi sempre dalle prostitute è stata lanciata l'iniziativa del “bollino rosa”, che garantisce ai clienti una prestazione sessuale gratuita qualora abbiano ricevuto una multa cercando di contrattare un servizio con una prostituta.

Sulla questione intervengono con un comunicato comune Acli, Caritas, Cgil, Cisl, Uil, associazione Migranti onlus, sottolineando che “occorre distinguere il fenomeno della prostituzione da quello della tratta” e che “servono politiche mirate che non criminalizzino le vittime”. L'iniziativa di Zanonato secondo queste associazioni e sindacati, ha due pregi e due difetti: ''Ha il merito di riportare l’attenzione sulla necessità di intervenire su un fenomeno che innanzitutto denota il degrado dei costumi e delle relazioni umane e tra i sessi. L’iniziativa inoltre tenta di dare una risposta immediata a un problema sempre più sentito, anche perché frutto di un fenomeno in crescita e in continua evoluzione, dove l’offerta di sesso a pagamento si intreccia con lo sfruttamento di decine di donne immigrate spesso minorenni”. Sono circa 500 infatti le donne che esercitano in città la prostituzione di strada, “in base ai dati in nostro possesso, è possibile presumere che almeno altrettante esercitino in luoghi chiusi. Si può stimare, sulla base dei dati forniti dall’associazione Mimosa, che complessivamente nel territorio della città di Padova vengano effettuate, tra strada e circuiti chiusi, 350.000 prestazioni sessuali a pagamento all’anno, per una popolazione potenziale di circa 300.000 clienti (maschi di età compresa tra 15 ed 80 anni residenti in provincia di Padova)”.

Gli scriventi, dunque, riconoscono a Zanonato l’importanza di voler “far aprire gli occhi”, ma la ritengono al contempo “una scelta sorda e muta”. “Sorda al patrimonio di conoscenza, elaborazione e competenza che il territorio padovano esprime, attraverso le formazioni sociali, laiche ed ecclesiali, attive da anni sia nell’intervento e nella repressione, che nella sensibilizzazione e formazione”. E aggiungono: “Una decisione presa individualmente e non frutto di una politica collegiale di giunta, mancante di quella capacità di coordinamento e di sintesi delle competenze degli assessori che sono naturalmente coinvolti in qualunque intervento sulla prostituzione di strada”. La strada da seguire, dunque, è quella di dotarsi di strumenti partecipativi di confronto, analisi e programmazione, al fine di porre in essere politiche serie e lungimiranti, “proprio a partire da quelle che hanno come oggetto fenomeni recenti e complessi come l’immigrazione, in cui la tratta di persone e la prostituzione di strada, almeno in parte, si inseriscono”. (gig)
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