12 maggio 2005 ore: 17:14
Immigrazione

In Lombardia stimate 4000-4500 prostitute straniere, di cui la metà a Milano e provincia. ''Ma il fenomeno è sottovalutato'', dice Patrizia Farina, responsabile del progetto West. Aumenta la prostituzione ''indoor''

Prostituzione: in cerca di clienti

Prostituzione: in cerca di clienti

MILANO - Nell'ombra e nella violenza. E' così che vivono le donne vittime della  tratta della prostituzione provenienti dai Paesi dell'Est, studiata  nell'ambito del progetto West (Women east smuggling trafficking),  finanziato dal fondo regionale europeo per lo Sviluppo, i cui primi esiti sono stati presentati questa mattina a Milano in un convegno  organizzato da Regione Lombardia e Fondazione Ismu. In Lombardia la presenza di prostitute straniere è stimata in 4000-4500 persone, di cui 2000-2500 a Milano e provincia, su un totale italiano  che oscilla tra le 19 e le 26mila (dati Organizzazione internazionale  per le migrazioni), "ma a mio avviso il fenomeno è ampiamente  sottovalutato", dice Patrizia Farina, responsabile scientifico del  progetto. Per questo motivo all'interno del progetto West  è stato  elaborato un modello di Osservatorio multiregionale, la cui attività aiuterà a fotografare il fenomeno con maggiore precisione. "La  prostituzione delle donne-schiave dai Paesi dell'Est è un fenomeno crescente e diversificato - dice la Farina-. E' finita la prevalenza delle prostitute albanesi, a favore delle etnie rumene, moldave e ucraine. Una tendenza rilevata anche nell'aspetto criminale del fenomeno: si stanno creando sinergie tra la malavita che controlla la prostituzione a livello locale, ancora a forte matrice albanese, e chi organizza la tratta delle schiave dai Paesi di origine, tra cui non mancano fidanzati e amici delle vittime".

Ma se la prostituzione 'di strada' non è scomparsa, la tendenza più nuova emersa dal progetto West è l'aumento della prostituzione  'indoor', che si consuma nei locali notturni e in appartamenti, dopo  aver organizzato appuntamenti via Internet o attraverso le inserzioni  sui giornali. "Se da un lato prostituirsi in un locale chiuso è considerata una pratica più 'sicura' dall'altro impedisce alle ragazze-schiave di uscire allo scoperto, quindi di entrare in contatto con la rete del volontariato sociale che potrebbe aiutarle a riscattarsi. Inoltre, grazie a questo fenomeno, l'età media delle ragazze costrette a prostituirsi si è notevolmente abbassata" dice Patrizia Farina, responsabile scientifica del progetto, in cui sono
state coinvolte realtà del volontariato sociale vicine al disagio delle donne-schiave, come Caritas Ambrosiana, cooperativa Lotta contro  l'emarginazione, cooperativa Farsi prossimo, associazione Irene,  associazione Lule e centro di accoglienza Segnavia dei Padri Somaschi.  G
razie alla collaborazione con queste realtà, è stato possibile aprire due sportelli legali a Milano (gestito dalla Caritas) e a Varese (gestito dalla Cooperativa Lotta contro l'emarginazione), in cui negli  ultimi due anni sono state accolte e assistite 50 donne-schiave,  aiutandole nei procedimenti legali e nel recupero della loro libertà.

La pubblicazione sulla prostituzione invisbile redatta dai curatori del progetto West punta il dito contro i contenuti del disegno di legge sulla regolamentazione della rostituzione detto "Bossi-Fini-Prestigiacomo", fermo da quasi due anni in Commissione Giustizia del Senato senza mai essere approdato nelle aule parlam

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