6 novembre 2006 ore: 12:49
Famiglia

In Umbria arrivano le mother assistant per aiutare le mamme dopo il parto

L'esperienza umbra punta ad una figura professionale e retribuita. Recenti indagini dimostrano che ''le madri sono più tranquille, aumenta l’allattamento al seno, diminuisce la depressione post partum''
Infanzia: neonato e mamma

Infanzia: neonato e mamma

PERUGIA - "Il continuo taglio ai fondi destinati al settore socio-sanitario in questi anni è stato sconfortante”: ma non per questo si dà per vinta la consigliera di parità della Regione Umbria Marina Toschi. Professione ginecologa, è all’opera perché alla figura professionale della mother assistant, da lei voluta nella regione, corrisponda a tutti gli effetti un lavoro retribuito e non solo riconosciuto su base volontaria: “Considerata la centralità della maternità nella vita delle donne, sarebbe naturale che venga inserita nella rete del servizio pubblico come risorsa aggiuntiva accanto alle ostetriche che hanno competenze sanitarie”. Tre anni fa, nell’ambito di un progetto finanziato dal Fondo sociale europeo, si avvia il corso per formare 15 “assistenti domiciliari alla madre e al bambino” (selezionate su 72 candidate provenienti da diverse parti d’Italia): 900 ore divise tra tirocinio e studio del percorso nascita nelle diverse culture, abilità di comunicazione e gestione delle emozioni; gravidanza, parto, puerperio; fisiologia; accoglienza e bisogni del bambino; lavoro corporeo; auto-imprenditorialità. Il tutto per arrivare a una professionalità capace di offrire un sostegno sia pratico che affettivo: il suo fare somiglia più a quello di una persona “di casa” che di uno specialista esterno. Senza però diventare “madre” per la madre: il legame ha durata diversa a seconda dei casi, ma in genere dopo 6 settimane dalla nascita del bambino la M.A trova il modo di mantenere un collegamento staccandosi dalla quotidianità della realtà familiare. In questo periodo, infatti, dovrebbe avvenire un processo di “aggiustamento” dello stile di vita della neo-mamma, del suo concetto di ordine in casa, delle priorità dei bisogni e delle azioni. “Come evidenziano alcune ricerche, con la M.A. le madri sono sicuramente più tranquille, aumenta l’allattamento al seno, diminuisce l’incidenza della depressione post partum e i bambini hanno esiti perinatali migliori” spiega Marina Toschi. “E’ ormai evidente che per le donne il problema maggiore da superare non è il parto, ma il puerperio. Nella nostra società c’è un buco enorme attorno a questa fase che è quasi cancellata e che, al contrario, comporta una grande fatica”. 

Fatica che le neo-mamme affrontano sempre più spesso senza il sostegno della famiglia allargata del passato, quando la presenza di diverse persone garantiva una rete di sostegno spontaneo. Annamaria Becherini è una delle mother assistant: “Il tempo a disposizione per se stesse che diminuisce, le notti insonni, la fatica di riprendere il lavoro in un contesto dove l’efficienza viene sempre prima di tutto. Le donne ormai attorno alla maternità vivono un momento di grande confusione e anche l’immagine che i media riportano di donne snellissime e già super attive dopo il parto è decisamente fuorviante. Se è vero che la gravidanza non è una malattia, l’allattamento e la nascita di un bambino comportano un periodo di adattamento in cui entrambi, mamma e figlio, hanno bisogno l’uno dell’altra”.  Da anni questa figura opera in diversi Paesi come Danimarca, Olanda, Lussemburgo, Belgio, Russia, Stati Uniti, e in alcuni casi è fornita dal servizio sanitario nazionale. “La nostra esperienza è sui generis in Italia perché si è puntato fin da subito a un profilo professionale - dice Marina Toschi -, altre esperienze analoghe che esistono specie al Nord sono invece per volontarie”. Ma le risorse economiche mancano, la crisi degli ultimi anni ha fatto tornare sui propri passi chi – alcuni Comuni, Centri di salute mentale e altre strutture sanitarie, asili e scuole materne, privati – ne aveva già fatto richiesta o si era soltanto mostrato interessato. “Poi si dice che le donne si deprimono, quando si buttano dalla finestra si urla che bisognava intervenire prima …” aggiunge Toschi. E oggi le M.A.  formate in Umbria rilanciano il loro ruolo: organizzate nell’associazione “Ama”, promuovon

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