27 marzo 2008 ore: 15:06
Non profit

La ''Fratellanza'', da Palermo una speranza per la Birmania

L'attività dell'associazione siciliana, da otto anni impegnata nel sostegno a distanza. Parla la presidente, Maria Pia Scibona. Sono 13 le strutture realizzate nei villaggi grazie all'opera dei volontari e alla generosità dei cittadini
Maria Pia Scibona con i piccoli Kiae e Aung

Maria Pia Scibona con i piccoli Kiae e Aung

PALERMO - La sua teoria è di una semplicità disarmante: ”Vado a prendere più di quello che do. Torno carica, piena di entusiasmo e di voglia di fare”. Maria Pia Scibona (nella foto allegata con i piccoli Kiae e Aung), settantatre anni compiuti il giorno di Natale, è rientrata in città dal suo viaggio che, per l’ottavo anno consecutivo, l’ha portata per un mese nei poverissimi villaggi della Birmania del Sud dove un pasto o una medicina sono, per tanti bambini, la linea di confine tra la vita e la morte.

Quest’anno in molti tra i “genitori adottivi” pensavano che avrebbe desistito davanti all’inferno della guerra civile birmana. “Ma dovevo andare, i bambini mi aspettavano, non potevo deluderli”. E non li ha delusi. Il suo progetto di adozione a distanza - portato avanti con l’Associazione “Fratellanza”, della quale è l’efficiente presidente - garantisce cibo, vestiario, istruzione e cure mediche a più di mille e quattrocento tra bambini e ragazzi.

 

“Quest’anno è stato più difficile e stancante – confessa la benefattrice -  all’inizio mi sono anche un po’ spaventata, quattro poliziotti ci hanno seguito e controllato per gran parte del viaggio (ndr: in Birmania da 46 anni è al potere una giunta militare), non potevamo dormire nei villaggi e questo ci costringeva a lunghi spostamenti giornalieri”. Insieme a Maria Pia è partita l’inseparabile Maureen, una ragazza birmana, oggi ventottenne, conosciuta durante il suo primo soggiorno nel paese, che ha trovato in Mariapia Scibona una seconda madre.“ Da otto anni vivo a Palermo, per me è ormai una seconda casa – racconta la giovane -  mi sono diplomata qui al liceo linguistico, ho tanti amici e un lavoro che mi soddisfa, ma quello che stiamo facendo per i bambini della mia terra mi da una gioia inspiegabile. Quando vivevo in Birmania non pensavo neppure lontanamente che un giorno sarei riuscita ad aiutarli così concretamente”.

 

Sono tredici oggi le strutture realizzate nei villaggi grazie all’opera della instancabile volontaria, alla generosità di molti cittadini, ed al concreto sostegno dato da numerose scuole dell’infanzia della città. Tredici asili tutti dotati di mense, piccoli ambulatori, docce e campi da gioco in un paese dove: “Molto spesso per arrivare da un villaggio all’ospedale più vicino – spiega la Scibona -  bisogna percorrere per più di quattro ore strade in terra battuta che durante i periodi delle piogge sono pressoché impraticabili”.

Quest’anno è stato inaugurato nel villaggio di Hmaw Be un nuovo asilo grazie alle somme raccolte dalla Scuola media di Palermo “Emanuela Setti Carraro” ed un privato ha donato i fondi necessari per realizzare, a Panlain, una struttura che per sua espressa richiesta è st

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