6 febbraio 2014 ore: 14:47
Società

La maledizione delle transessuali indiane, schiacciate tra sacralità e disprezzo

Nel documentario “Naleena”, in concorso a vari festival, il video-maker italiano Luigi Storto racconta la vita delle Hijras, che offrono i genitali in dono alla Dea Khali. Considerate di buon auspicio, ma costrette a vivere negli slum e prostituirsi
Luigi Storto Naalena 1, transessuale indiana

TORINO- A guardarla così - con i lineamenti lievi e quegli occhi neri e increduli che sembrano voler assorbire il mondo a ogni sguardo - si direbbe una comune diciannovenne indiana. E, mentre scivola in punta di piedi tra l'umano brulicare delle strade di Chennai, è soltanto il suo ancheggiare, appena troppo marcato, a tradire qualcosa della sua identità sessuale. Non una donna, non un uomo. E neanche un transessuale, secondo le convenzioni a cui il moderno occidente è avvezzo. Qualche centinaio d'anni fa l'avremmo forse chiamata "eunuco"; mentre per gli indiani è una Hijra, una parola che in lingua Urdu significa ermafrodita. E che implica la conduzione di una vita ai margini, segnata dalle numerose e contraddittorie prescrizioni della religione Hindu: che le considera sacerdotesse della dea Khali Matha, alla quale offrono in sacrificio i genitali. Ma che prescrive anche che vengano espulse dalla comunità sociale di appartenenza, la cosiddetta casta, per perdersi, ancora giovani, tra le periferie dell'esistenza.

Naalena 1, transessuale indiana




Naleena è una transgender
che si è volontariamente sottoposta a un intervento di amputazione genitale, senza però proseguire con la procedura di ricostruzione di una vagina artificiale, come è consuetudine tra i transessuali. Nei mesi di aprile e maggio del 2013 il fotoreporter e videomaker abruzzese Luigi Storto ha vissuto con lei in uno slum di Chennai, capitale dello stato del Tamil Nadu, a sud est dell'India. L'ha seguita di giorno, mentre chiedeva l'elemosina sugli autobus e tra i bazar; e di notte, mentre si prostituiva sulle tangenziali alla periferia della città. Ne è nato un documentario di quindici minuti, intitolato semplicemente "Naleena", che verrà proiettato in concorso al Bari film festival, al DocumentaMadrid festival, in Spagna, e al Krakow film festival di Cracovia (Polonia).

"Tutto era iniziato un anno prima, nell'estate del 2012" spiega Luigi, già autore di un analogo reportage sui bambini che abitano le fogne di Bucarest, in Romania . "Mi trovavo in Tamil, per un lavoro sui contadini della zona, e mi capitava di imbattermi in queste figure la cui componente maschile è in alcuni casi quasi impercettibile. Un docente dell'Università di Chennai mi spiegò la loro storia, e rimasi colpito dalla contraddizione di fondo che le perseguita: le Hijras sono in un certo senso sacre, vengono considerate portatrici di buon auspicio, tanto che nel nord del paese è consuetudine invitarle in casa quando ci si sposa o nasce un bambino. Ma, al contempo, sono costrette a vivere negli slum, tra la derisione di molti cittadini e il disprezzo delle istituzioni".

boxNel complesso sistema di caste indiano, le Hijras si trovano persino al di sotto degli "Intoccabili", quei Pariah resi famosi dalla penna di Tiziano Terzani: soltanto di recente hanno acquisito diritto di voto, mentre restano tuttora escluse dal mercato del lavoro e dal sistema d'istruzione. 

"Fino all'età di nove anni riuscivo a controllare le mie pulsioni - racconta Naleena nel film - ma poi è diventato difficile. A 13 venni espulsa da scuola, perché avevo avuto una relazione con un ragazzo e dovetti trasferirmi in un istituto a 30 km di distanza. Lì mi sforzavo di vestirmi e comportarmi come un maschio; ma una volta a casa tornavo una transessuale a tutti gli effetti".

Naalena 2, transessuale indiana

Delle Hijras si trova traccia fin nei più antichi testi dell'Induismo. Anche la mutilazione rituale dei genitali, attualmente piuttosto rara, deve avvenire secondo un preciso cerimoniale. "Va compiuta all'alba, prima del canto del gallo - spiega Naleena nel film - perché è in quel momento che Khali Matha è calma e benevola, come lo era quando maledisse ed evirò suo fratello". Ma, a dispetto di questo alone sacrale, l'unico mezzo di sussistenza per le Hijras, oltre all'elemosina, è la prostituzione. E tutto ciò che si frappone tra loro e il malcelato disprezzo della popolazione è una superstizione secondo la quale avrebbero il potere di sottrarre a un uomo la potenza sessuale. "Per questo motivo - spiega Luigi Storto - tendono a vivere quasi esclusivamente tra loro, formando dei legami parentali fittizi: non era raro che qualcuna di loro mi venisse presentata come 'zia', 'sorella' o addirittura 'madre'" 

Ma in realtà Naleena è solo una normale adolescente: ha gli stessi sogni, le stesse insicurezze ed è in aperto conflitto con se stessa riguardo a ciò che fa ogni notte, quando il trucco sul suo viso si fa più marcato per attirare i potenziali clienti che transitano in macchina lungo le strade in cui si prostituisce. "È una vita che non mi piace - spiega - e ci sono scivolata dentro senza rendermene conto. Ma non sento di avere altra scelta". (ams)

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