La storia del centralinista cieco pagato per non fare niente
Massimo Vettoretti nel suo ufficio
Massimo Vettoretti nel suo ufficio |
ROMA – Quando gli hanno tolto il centralino, sostituito da un risponditore automatico, nessuno ha pensato di dargli una mansione alternativa: da allora sono passati quattro anni e lui continua ancora ad occupare il suo posto di lavoro per otto ore giornaliere, costretto a non fare niente. Lo stipendio arriva regolarmente, ma Massimo Vettoretti ha deciso che così proprio non riesce ad andare avanti. E ha reso pubblica la sua vicenda, che trova spazio sui giornali e diventa il simbolo stesso di un modo di sprecare risorse e di colpire la dignità delle persone.
Massimo Vettoretti è il presidente della sezione di Treviso dell’Unione italiana ciechi. Lavora alla Motorizzazione Civile di Treviso dal 2007, quando venne assunto in qualità di categoria protetta come centralinista. Allora il centralino c’era ancora, e per un ampio arco di tempo, oltre tre anni, lui lavora regolarmente. Poi – la tecnologia avanza – anche la Motorizzazione decide di cambiare strada, attivando un risponditore automatico che porge a chi telefona le varie opzioni di collegamento. Vettoretti non fa più il centralinista ma il guaio è che da quel momento, ed è il 2010, non fa più niente. Gli hanno tolto la mansione, ma non gliene danno alcun altra, o quanto meno non lo mettono nelle condizioni di svolgerla (come quando gli chiedono di fare una rassegna stampa, ma in ufficio non ha a disposizione neppure un pc). L’uscita pubblica di Vettoretti sembra non sia piaciuta alla Motorizzazione, che ha precisato che il dipendente non avrebbe mai chiesto di parlare con il direttore per esporre il problema: fatto sta che la questione potrebbe assumere una brutta piega (sui quotidiani locali si parla di una possibile causa per mobbing intentata dall’uomo).
Sulla vicenda interviene anche Mario Barbuto, che è il presidente nazionale dell’Unione ciechi e ipovedenti, e che scrive una lettera al direttore generale della motorizzazione civile (e anche, fra gli altri, ai ministri Poletti e Lupi) descrivendo la situazione come uno “scempio intollerabile” e un “insulto alla dignità del lavoratore”.
“Conosco personalmente Massimo Vettoretti da molti anni ed è – dice Barbuto - una risorsa professionale di altissimo valore e una persona che merita innanzitutto dignità e rispetto, quella dignità che si conquista con il proprio lavoro e quel rispetto che si ottiene con il proprio impegno professionale”. Per Barbuto le scuse circa la lentezza della Pubblica amministrazione sono, appunto, “scuse che contribuiscono solo ad affondare il Paese e fanno vergogna a chi ancora le adduce a pretesto e giustificazione della propria ignavia”. La richiesta rivolta al direttore generale è quella di “intervenire con efficacia e tempestività per ripristinare normali condizioni di lavoro per l'ex centralinista della sede di Treviso, a tutela della dignità delle persone e del diritto al lavoro, soprattutto in presenza di categorie protette”. Ma Barbuto ricorda che questa situazione riguarda “purtroppo molte altre persone che sono costrette a vivere la propria giornata lavorativa e il proprio ruolo professionale nelle sue stesse condizioni, subendo tutta l'umiliazione derivante da uno stato di inoperosità permanente”. “I ciechi e gli ipovedenti italiani – dice Barbuto - sono in grado di lavorare quanto gli altri e come gli altri. A buon diritto, dunque, chiediamo per tutti loro un trattamento rispettoso della dignità personale e della professionalità acquisita in anni di sacrificio e di impegno”. Il presidente dell’Uic parla di vicinanza all’interessato “che si manifesterà anche in una eventuale sede giudiziaria, sia sul piano morale, sia su quello finanziario, qualora dovessero concretizzarsi le sciagurate minacce” arrivate in questi giorni circa i provvedimenti disciplinari che si starebbero preparando proprio contro Vettoretti.