21 gennaio 2010 ore: 16:43
Disabilità

Lazio, tagli alla riabilitazione. Foai: “Facciamo i conti con perdite di bilancio”

Inutili le iniziative di protesta attuate da Foai, Aris e Don Gnocchi contro il taglio di 30 milioni. Chiurchiù (Foai): "I sacrifici non valgono per tutti: l’inefficienza delle strutture pubbliche è costata alla regione un miliardo e 300 milioni"
ROMA – “Sarebbe stata certo una magra consolazione, ma ne avremo anche compreso la logica, se solo li avessero fatti tutti, i sacrifici”. Nel giorno in cui pare avviata ad una soluzione positiva la vicenda del Santa Lucia, con la regione Lazio disponibile a stralciare la posizione degli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (Irccs) da quella dei soggetti interessati ai tagli regionali, il presidente della Foai (Federazione degli organismi per l'assistenza alle persone disabili, una delle strutture maggiormente interessate ai tagli) Michelangelo Chiurchiù ricorda “il vero scandalo” della sanità laziale, e cioè il “premio” che alcune strutture ospedaliere pubbliche ricevono per la loro inefficienza: un trasferimento di denaro per ripianare i bilanci pari ad oltre un miliardo e 300 milioni di euro. Una cifra di fronte alla quale appaiono quasi irrisori quei 30 milioni di euro sottratti ai centri di riabilitazione privati, costretti a fare i conti, adesso, con più che probabili perdite di bilancio.

Insieme ai centri di riabilitazione dell’Aris e della Fondazione don Gnocchi, anche la Foai è stata al centro, nei mesi scorsi, di una lotta con la regione Lazio e il commissario di governo: all’allarme per il taglio dell’8% deciso dai decreti regionali, dopo numerose proteste pubbliche di fronte alla sede della regione, nel maggio 2009 era stato raggiunto un accordo, firmato dallo stesso vicepresidente regionale Montino, che sospendeva gli effetti dei tagli. Un accordo però che fu smentito poco dopo dal sub-commissario governativo Morlacco e che ha lasciato i centri di riabilitazione in una situazione di oggettiva difficoltà.

“Abbiamo sbattuto il muso contro l’impotenza della regione – racconta Chiurchiù – e ci ritroviamo ora, rispetto alla situazione dell’anno appena passato, con più che probabili perdite di bilancio”. Una situazione che potrebbe avere presto delle ripercussioni anche a livello lavorativo: “Non mi meraviglierei se alcuni nostri centri, non potendo sopportare la pesantezza dei tagli, dovessero arrivare alla dolorosa decisione di comprimere i posti di lavoro”. Per il 2010, poi, c’è il problema della definizione del budget da assegnare ai centri e del ruolo della compartecipazione alla spesa da parte degli utenti, tutti temi che – sospira Chiurchiù – “avrebbero meritato una discussione più ampia di quella che c’è stata”. Sul piatto ci sono anche scelte molto delicate, come quelle riguardanti la condizione di chi è ricoverato da anni nei centri e non ha più familiari o parenti che lo seguano. Il tutto ricordando che se non vengono riconosciute le prestazioni sanitarie diventa un problema anche mantenere gli standard attuali di qualità dei servizi.

Ma è proprio la qualità garantita e l’efficienza dimostrata a rendere indigesti, agli occhi dei centri di riabilitazione, i sacrifici chiesti: se da una parte il taglio dell’8% è ormai operativo da tempo, sottraendo 30 milioni ai centri privati e costringendo ciascuno di questi a lottare per mantenere il pareggio di bilancio, dall’altra la stessa regione ripiana i disavanzi delle strutture pubbliche (fra gli altri il San Camillo, il San Filippo, il San Giovanni, l’Umberto I e Tor Vergata) per la ben più consistente cifra di 1 miliardo e 350 milioni di euro. Come dire che si tagliano i servizi di buona qualità offerti dagli uni per coprire la malagestione degli altri. (ska)
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