Amianto, al processo Pirelli l'Inail chiede 3,4 milioni di risarcimento
MILANO - L'Inail chiede 3,4 milioni di euro di risarcimento alla Pirelli per l'esposizione all'amianto negli stabilimenti di Milano di 24 operai. Oggi, al processo in cui sono imputati 11 ex dirigenti della multinazionale negli anni '70 e '80, è stato il giorno delle interventi conclusivi degli avvocati di parte civile. "C'è stato un uso sconsiderato dell'amianto, senza valutazioni del pericolo e della gravità dell'esposizione dei lavoratori -ha sottolineato l'avvocato dell'Inail Giuseppe Polliere-. Si potevano prevedere misure di precauzione, dalle più semplici come le maschere ad altre più complesse. Ma non è stato fatto nulla. E chi doveva occuparsi di questo problema se non chi era nel consiglio di amministrazione? È ridicolo pensare, come hanno sostenuto in aula alcuni imputati, che non sapessero nulla della situazione".
Si sono costituite parti civili anche Magistratura democratica e l'Associazione italiana esposti amianto. "Da questo processo è emerso che negli stabilimenti di viale Sarca c'era una pessima igiene del lavoro, un'impiantistica obsoleta, una mancanza di adozione delle misure di sicurezza e di informazioni ai lavoratori sui rischi derivanti dall'amianto", ha affermato l'avvocato Laura Mara. Dall'inchiesta del pubblico ministero Maurizio Ascione è emerso che l'amianto era presente soprattutto nella coibentazione delle tubature, nel talco usato in alcune lavorazioni e nella mensa centrale. Dai rapporti dell'Asl citati dalla consulente del pubblico ministero, risulta inoltre che le coibentazioni in amianto non venivano smaltite correttamente. Tanto che negli anni '90, quando è iniziata la dismissione degli stabilimenti, i tecnici dell'Asl hanno trovato "rifiuti di amianto sotterrati o in cunicoli".
Il 15 gennaio, durante la sua requisitoria, il pm Ascione ha chiesto la condanna di 8 tra gli 11 imputati. In particolare, 8 anni di reclusione per Ludovico Grandi, 6 anni per Luciano Isola, 5 anni e mezzo per Gianfranco Bellingeri, 5 anni per Piero Giorgio Serra (ex presidente dell'Associazione italiana per la ricerca sul cancro, di cui è ancora nel consiglio di amministrazione), 4 anni per Guido Veronesi (fratello dell’oncologo Umberto Veronesi), 3 anni per Omar Liberati, Gavino Manca e Armando Moroni. Chiesta invece l’assoluzione per Gabriele Battaglioli, Carlo Pedone e Roberto Picco "perché il fatto non costituisce reato".
Al Tribunale di Milano è aperto anche un altro procedimento contro la Pirelli, nato da altri 29 casi di operai che sarebbero stati esposti all'amianto. Imputati sono sempre gli stessi dirigenti.(dp)