21 febbraio 2003 ore: 11:14
Economia

Libro bianco. Boeri (Bocconi): ''Un'occasione perduta, un documento che ritarda ancora la discussione seria sulla riforma del welfare state''

ROMA – Mentre è aperto il confronto tra Governo, parti sociali, associazioni ed enti locali sul Libro bianco del Welfare, non mancano prese di posizione da parte di economisti e studiosi sul documento formulato dal Governo.
Il sito www.lavoce.info raccoglie, sull’argomento, articoli di importanti economisti e studiosi, tra cui quello a firma di Tito Boeri e Roberto Perotti dell’Università Bocconi di Milano, dal titolo “Un libro molto bianco e tanti equivoci”. Riportiamo l’intervento, che si va ad aggiungere alle prese di posizione già pubblicate dalla nostra Agenzia di Costanzo Ranci (Politecnico di Milano; lancio del 07.02.2003) e Chiara Saraceno (docente di sociologia della famiglia presso la Facoltà di Scienze politiche dell'Università di Torino; lancio del 10.02.2003).
Scrive Boeri: “Questo Governo - non diversamente da quelli precedenti -- ha fatto sapere da lungo tempo che di riforma del welfare si può e si deve parlare a volontà, ma che di soldi a disposizione non ce ne sono. Quelli disponibili sono già stati dirottati a proteggere le categorie con maggiore potere contrattuale e, purtroppo per loro, i poveri, gli emarginati, i disabili, gli immigrati, raramente sono membri influenti di Confindustria o sindacati. Date queste premesse, l’unico risultato possibile dei vari piani, programmi e proclami che si succedono da anni è, nel migliore dei casi, un elenco di buone intenzioni; nel peggiore, è un insieme di parole altisonanti e di pensieri contorti. La citazione di cui sopra dovrebbe offrire un’idea abbastanza precisa della categoria cui appartiene il Libro Bianco. Il fatto è che si alimentano alcuni pericolosi equivoci”.
Boeri, a questo punto, cita i più gravi. Il primo concerne le politiche sociali e la riforma fiscale. “A più riprese, il Libro Bianco cerca di "vendere" la riforma fiscale varata con la Finanziaria 2003 come un’efficace politica sociale. Si sostiene che la Finanziaria aumenterà il reddito delle fasce più povere della popolazione, e che i suoi effetti sull’offerta genereranno crescita economica a vantaggio soprattutto di queste ultime. Ma qualsiasi simulazione seria degli effetti della riforma ha mostrato che i benefici per i meno abbienti saranno minimi; né potrebbe essere altrimenti, visto che i meno abbienti non pagano tasse e, quindi, non sono toccati dalla riduzione delle imposte. Quanto agli effetti sulla crescita, neanche Ronald Reagan o Arthur Laffer avrebbero mai sostenuto che una manovra praticamente a costo zero avrebbe potuto generare degli effetti così importanti sull’offerta. Ma il problema – prosegue l’estensore dell’articolo - è più fondamentale ancora: il ‘welfare state’ esiste – o dovrebbe esistere - per prendersi cura di chi "cade attraverso le crepe" della società; queste persone esistono ed esisteranno sempre sia in periodi di crescita sostenuta, che, a maggior ragione, in fasi recessive. Un Governo non dovrebbe mai abdicare all’obbligo di fornire un ‘welfare state’ decente, appellandosi a proclami propagandistici e senza alcun supporto empirico sulla propria capacità di generare crescita nell’economia”.
Quanto alla famiglia come ammortizzatore sociale, scrivono Boeri e Perotti: “L’enfasi di principio riposta dal Libro Bianco sul ruolo della famiglia è condivisibile. Non lo è invece il tentativo di far passare la famiglia come un secondo surrogato – in aggiunta al presunto rilancio dell’economia - di un efficiente sistema di ammortizzatori sociali. In Italia la famiglia ha per decenni parzialmente ovviato all’inesistenza di una rete di assistenza sociale di ultima istanza. Ora lo sta facendo sempre meno, sia perché le famiglie diventano più piccole, sia perché cresce la disoccupazione in età adulta e, con essa, aumentano le famiglie in cui nessuno lavora. Ma soprattutto, la redistribuzi
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