23 febbraio 2012 ore: 11:54
Giustizia

Nigeriane in Italia, dalla schiavitù al riscatto

Una fotografa e una antropologa indagano il fenomeno della tratta. Perlino: "Le ho seguite dal parrucchiere, ai battesimi e le ho viste riscattarsi, sposarsi con italiani, trovare lavoro, ma c’è anche chi ci ha lasciato la pelle”
Elena Perlino Tratta nigeriane - foto 12
ROMA – L’Italia è uno dei principali Paesi di destinazione per molte donne nigeriane che finiscono vittime di tratta. La loro vita è stata ritratta da Elena Perlino (fotografa) e Cristiana Giordano (antropologa) ed è oggetto di una ricerca che è già diventata un libro dal titolo “A Bitter Place. Stories of Nigerian trafficking to Italy”. Un work in progress, visto che il volume si arricchirà di nuove immagini e interviste. L’Istituto Unicri (United Nations Interregional Crime and Justice Research Institute) si occuperà della distribuzione del libro in 180 Paesi. Per questo è stata lanciata una raccolta fondi. L’obiettivo è arrivare a 7.500 dollari – ora siamo a 2 mila - che serviranno per la grafica, l’impaginazione e la messa in stampa vera e propria. Il libro sarà pronto per la stampa circa nove mesi dopo la raccolta fondi.
 
“Vi manderemo i vostri premi – spiegano le autrici - pagheremo il 10% di commissioni ad Amazon e Kickstarter. Con tutte le offerte superiori ai 7.500 dollari iniziali, realizzeremo copie supplementari del libro, che saranno disponibili nelle librerie. Abbiamo tempo fino all’8 marzo 2012 per raggiungere la cifra di 7.500 dollari. Se non si raggiunge l’importo pattuito, il finanziamento non partirà”.
 

“L’80% delle donne arrivano in Italia dalla zona rurale di Benin city – racconta Elena Perlino - sono soggette a rituali voodoo con un mix di animismo e tradizioni locali, ad esempio vengono loro tagliati i capelli durante il ciclo, e non hanno alcuna educazione scolastica. Molte di loro pensano di partire per venire a fare le baby sitter, mentre altre sanno che dovranno vendere il loro corpo, ma non che saranno picchiate e violentate dai loro trafficanti. Sono giovanissime, hanno tra i 16 e i 21 anni e pagano fino a 60 mila euro per poter partire. Qui in Italia sono controllatissime dalle madame, che seguono gruppi di 5-6 ragazze, sono private del passaporto, vengono picchiate e drogate. Però alcune di loro, anche se non hanno finito di pagare il debito, denunciano, grazie all’aiuto delle unità di strada, che si sta affermando come strumento di uscita dalla schiavitù”.
 
In Italia esiste un buon sistema di protezione: “L’Europa – continua Perlino - guarda all’Italia come fiore all’occhiello, perché da noi c’è una buona legislazione: ad esempio in Francia si può denunciare, ma la ragazza non viene protetta finché gli aguzzini non vengono arrestati. In Italia invece la protezione funziona, perché non ha vincoli”.
 
Il contesto è certamente pieno di ombre: “I proventi della tratta finanziano il crimine in Italia. E le ragazze con il loro lavoro finanziano le famiglie in Nigeria, composte magari da 5-6 persone che muoiono di fame e che con i loro soldi si costruiscono la casa. Chi denuncia è una minoranza, ma la tendenza è in crescita. Unicri dagli anni ‘90 ha creato reti di contatti in Nigeria, con la polizia e la promozione nelle scuole per mettere in guardia le ragazze”.
 
Perlino racconta il suo impatto con le ragazze: “Sono state quasi tutte disponibilissime, loro hanno una vita difficile e avrebbero avuto mille motivi per non condividerla con una fotografa, invece sono state colpite dal fatto che un essere umano fosse lì con loro non per usarle, ma per un interesse puro per le loro esistenze. Io poi le ho seguite nella loro vita, dal parrucchiere, ai battesimi e le ho viste riscattarsi, sposarsi con italiani, trovare lavoro, ma c’è anche chi ci ha lasciato la pelle”. 
 

Elena Perlino, nata nel 1972, è cresciuta in Piemonte. Dopo la laurea in Storia e Critica del Cinema presso l’Università` di Torino è stata selezionata per il corso biennale di fotografia Reflexions Masterclass a Parigi. Dal 2003 Elena si occupa di progetti a lungo termine su tratta e fenomeni migratori nel Mediterraneo. Il suo lavoro è stato esposto in Europa e Usa. Lavora con le principali testate italiane. Nel 2011 è stata selezionata come Nominee al Magnum Emergency Found. Cristiana Giordano è Assistant Professor presso il Dipartimento di Antropologia dell`Università` di Davis, in California. Si è laureata presso l’Uc di Berkeley e ha condotto ricerche approfondite su traffico di esseri umani, salute mentale e flussi migratori verso l'Italia. (alessandra brandoni)
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