"Chiudere subito l'ultimo ospedale psichiatrico giudiziario": la richiesta di StopOpg
PALERMO - Dimissioni immediate dei 14 internati (tra cui una donna) nell'ex Opg di Barcellona Pozzo di Gotto e attivazione al più presto in Sicilia di tutte le 4 Rems previste, di cui solo due al momento in funzione. A chiederlo è il Comitato Stop Opg che nei giorni scorsi ha incontrato i 14 internati dell'Opg e visitato le due uniche Rems siciliane quelle di Naso e di Caltagirone confrontandosi con le istituzioni locali. Ma non è solo la Rems la soluzione percorribile: il comitato Stop Opg in una prospettiva più ampia pensa alla cura e all'assistenza nelle comunità alternative, nella piena garanzia del diritto alla salute mentale per tutte le persone e anche per quelle recluse naturalmente dentro il carcere.
In particolare, le Rems di Naso e di Caltagirone hanno una capienza di 40 posti. A Naso secondo quanto previsto dal regolamento dell'Asp esiste anche una stanza di contenzione. A Caltagirone la realtà terapeutica assistita è strutturalmente organizzata in una forma più aperta dove gli ospiti possono muoversi molto liberamente. Oltre a queste due, è prevista l'apertura di altre due Rems, un'altra sempre a Caltagirone per uomini e donne e un'altra a Caltanissetta.
In una lettera inviata al presidente della regione e all’assessore alla Sanità, ai ministri della Salute e della Giustizia e al Garante regionale per i diritti dei detenuti il Comitato chiede che “l’Opg sia chiuso definitivamente e che le 14 persone siano immediatamente dimesse disponendo la loro presa in carico dai dipartimenti di salute mentale di appartenenza o il loro transito nelle due Rems già operative”. Gli internati all’inizio di gennaio sarebbero dovuti passare alla seconda Rems di Caltagirone (Asl di Catania), struttura residenziale sanitaria per la riabilitazione, la cui apertura è però prevista per il mese di maggio.
"Ormai secondo quanto ci è stato assicurato dallo stesso direttore durante la nostra visita agli internati dell'ex Opg, tutti molto giovani - sottolinea Elvira Morana - la loro fuoriuscita dalla struttura per una presa in carico dei dipartimenti di salute mentale dovrebbe avvenire in tempi abbastanza brevi. Se c'è ancora un livello di pericolosità sociale della persona legata esclusivamente al bisogno di cura la persona va inserita nella Rems secondo il progetto terapeutico tanto quanto la pena prevista per il suo reato. Per altri si potrebbe prospettare la cura e l'assistenza presso delle comunità alternative. Per quanto riguarda le Rems visitate sicuramente c'è una maggiore dignità della persona rispetto all'Opg. Preso atto, allora, che abbiamo verificato una buona conduzione di queste prime Rems, resta il fatto che per noi sono realtà transitorie con un presidio di custodia che attiene alla situazione giudiziaria. Siamo convinti, però, che lavorando in maniera mirata con la salute mentale per le risorse che ci sono e con i relativi modelli alternativi queste persone possano avviarsi verso situazioni di autonomia maggiore come i gruppi appartamento offrendo loro anche un'occupazione lavorativa. Auspichiamo, quindi, un lavoro sinergico di giusto raccordo tra i dipartimenti di salute mentale, il giudice e il direttore sanitario delle Rems affinchè si possano valutare nel migliore dei modi i diversi casi a garanzia del benessere e dell'autonomia della persona". "Un aspetto sicuramente da valorizzare che per quanto riguarda la Rems di Naso - continua Elvira Morana - è che questa ha fatto finora tanto turn-over e cioè che dal 2015 ad ora ci sono passate 59 persone dimettendone già 40. Questo è un dato positivo perché vuol dire che ci si è resi conto che queste persone potevano passare direttamente a carico del dipartimento di salute mentale".
Secondo il comitato regionale e la stessa Elvira Morana è tutta la salute mentale che andrebbe ripensata in maniera diversa. "Non è soltanto un problema di Opg o di Rems ma bisogna fare il punto sulla salute mentale in generale soprattutto per quanto attiene ai servizi, alle risorse, farmaci ed ospedalizzazioni, favorendo dei progetti di autonomia personalizzati che mettano sempre di più al centro la persona per prevenire ed agire adeguatamente sui problemi comportamentali prima ancora che certe situazioni degenerino".
In Sicilia secondo il report nazionale "Salute 2015", 37.860 persone hanno avuto per la prima volta contatti con i servizi psichiatrici che si aggiungono alle oltre 90 mila che già sono prese in carico. Su 8.882 dimissioni, dopo 7 giorni il 5% di queste per un totale di 451 sono nuovamente ricoverate mentre 1276 persone sono ricoverate di nuovo invece dopo 30 giorni. (set)