“Generazione Librino“: in mostra i volti della periferia di Catania
Foto di Fabrizio Spucches
Librino è stato progettato dall’architetto giapponese Kenzo Tange negli anni ‘60. Era stato originariamente concepito come un esperimento architettonico moderno: i suoi abitanti avrebbero dovuto essere autonomi e indipendenti dalla città grazie a strutture sociali, scolastiche, religiose e amministrative realizzate all’interno del quartiere stesso. Purtroppo, per varie ragioni, il progetto si è rivelato, col tempo, un fallimento. Librino rappresenta oggi il “volto degradato” della città di Catania, un luogo in cui la malavita si è infiltrata di giorno in giorno rendendolo pericoloso. Situazione aggravata da una condizione diffusa di povertà.
“Il contatto diretto con i bambini e le loro famiglie mi ha permesso di capire che in luoghi difficili come questo – dice Fabrizio Spucches -, i valori godono di un’energia particolare, forse proprio perché chiamati a convivere con gli aspetti negativi e a resistere. Librino è un quartiere straordinario, in cui si trova gente unica, in cui c’è la possibilità di sperimentare, ci sono molte realtà libere che si possono esprimere nonostante tutto il degrado che c’è. Le persone di Librino sono privilegiate perché hanno coraggio, tenacia, resistono nel portare avanti ciò in cui credono nonostante il contesto circostante non li aiuta”.
Grazie a un’esperienza di volontariato presso il Talità Kum, il fotografo Fabrizio Spucches ha scoperto il quartiere. Il giovane fotografo ha iniziato così a frequentarlo accompagnato dalla sua Reflex con l’intento di documentare Librino attraverso lo sguardo dei suoi abitanti. La mostra è realizzata anche con un contributo di Promoidea.
Fabrizio Spucches è nato nel 1987 a Catania. Ha studiato design grafico e fotografia e si è laureato nel 2009 presso l’Accademia di Belle Arti di Catania. Nel 2010, scelto da Oliviero Toscani per la sua Bottega dell’Arte e della Comunicazione La Sterpaia, ha lavorato nei settori di video e grafica. (set)