Acqua, Istat: oltre un terzo perduto nella rete di distribuzione
ROMA – “Nel 2020 sono andati persi 41 metri cubi al giorno per km di rete nei capoluoghi di provincia/città metropolitana, il 36,2% dell’acqua immessa in rete (37,3% nel 2018). Sono 236 i litri per abitante erogati ogni giorno nelle reti di distribuzione dei capoluoghi di provincia/città metropolitana”. Sono i dati diffusi oggi da Istat per la Giornata mondiale dell'acqua, istituita dalle Nazioni Unite nel 1992 e celebrata ogni anno il 22 marzo. Si tratta di focus tematico che presenta i risultati provenienti da diverse indagini, elaborazioni e analisi e offre una lettura integrata delle statistiche sulle acque con riferimento agli aspetti legati al territorio e alla popolazione.
Nel 2020, il servizio di distribuzione dell’acqua potabile nei 109 comuni capoluogo di provincia/città metropolitana (dove risiedono 17,8 milioni di abitanti, il 30% circa della popolazione italiana) è in carico a 95 gestori. In 100 Comuni (17,2 milioni di residenti) la gestione del servizio è specializzata mentre nei restanti nove (600mila residenti) è prevalentemente in economia. In quest’ultimo caso è il comune che ha la responsabilità del servizio. La rete di distribuzione dei comuni capoluogo si sviluppa complessivamente su oltre 57mila chilometri di rete, calcolati per circa l’80% della lunghezza attraverso un sistema informativo territoriale. I gestori hanno complessivamente immesso in rete 2,4 miliardi di metri cubi di acqua (370 litri per abitante al giorno) ed erogato 1,5 miliardi di metri cubi per usi autorizzati agli utenti finali, pari a 236 litri per abitante al giorno, fatturati o forniti ad uso gratuito. I volumi movimentati nelle reti dei capoluoghi storicamente rappresentano il 33% circa dei volumi complessivamente distribuiti sul territorio nazionale. Rispetto al 2018 i volumi immessi in rete si riducono di oltre il 4%, i volumi erogati dell’1,6%. L’intensità dell’erogazione dell’acqua è fortemente eterogenea sul territorio perché legata alle caratteristiche infrastrutturali e socio-economiche dei Comuni.
Misure di razionamento al Sud. Nel 2020 in 11 comuni capoluogo di provincia/città metropolitana, tutti nel Mezzogiorno, spiega Istat, sono state adottate misure di razionamento nella distribuzione dell’acqua. “Ciò a seguito della forte obsolescenza dell’infrastruttura idrica, dei problemi di qualità dell’acqua per il consumo umano e dei sempre più frequenti episodi di riduzione della portata delle fonti di approvvigionamento, che rendono scarsa o addirittura insufficiente la disponibilità della risorsa idrica in alcune aree del territorio”, spiegano gli osservatori. Rispetto al 2019 il numero di comuni interessati da misure di razionamento è aumentato di due unità, ma è rimasto sostanzialmente invariato il numero di giorni oggetto di misure emergenziali volte ad assicurare la distribuzione dell’acqua ai cittadini.
Soddisfatte del servizio idrico quasi nove famiglie su 10. Nel 2021 l’86% delle famiglie allacciate alla rete idrica comunale si dichiara molto o abbastanza soddisfatte del servizio. Ma il livello di soddisfazione varia sul territorio: sono molto o abbastanza soddisfatte il 92% circa delle famiglie residenti al Nord, l’84,1% di quelle del Centro e l’82,4% nel Sud; nelle Isole la percentuale scende al 69,8%. A livello regionale, anche per il 2021 si confermano “significativi livelli di insoddisfazione” in Sicilia (30,2% le famiglie poco o per niente soddisfatte), Sardegna (29,8%), Calabria (28,9%) e Abruzzo (23,1%) (Figura 5).
La comprensibilità delle bollette è l’aspetto della fornitura dell’acqua nelle abitazioni che meno soddisfa le famiglie; quelle molto o abbastanza soddisfatte sono circa il 66,5%. Molto al di sopra della media nazionale le famiglie insoddisfatte nelle regioni del Mezzogiorno (Sicilia 48,1%; Abruzzo 45,1% e Sardegna 43,3%).
Nel Mezzogiorno bassa la fiducia nel bere acqua di rubinetto: le famiglie che dichiarano di non fidarsi sono il 28,5%; dato stabile rispetto al 2020, sebbene tale quota sia diminuita progressivamente nel tempo (40,1% nel 2002).
Il 65,9% delle persone di 14 anni e più è attento a non sprecare acqua. Tra i cinque problemi ambientali che preoccupano le persone di 14 anni e più rientra l’inquinamento delle acque: interessa quattro persone su 10 nel 2021, con il massimo nel Centro (42,0%) e il minimo nel Mezzogiorno (38,4%). Per il dissesto idrogeologico (frane e alluvioni) si dichiara preoccupato il 22,4% delle persone di 14 anni e più; meno sensibili al problema i giovani di 14-24 anni (15,9%) rispetto agli adulti di almeno 55 anni (26,3%).