Anziani non autosufficienti, l'allarme delle associazioni: "Dimenticati"
ROMA - "Nel Piano nazionale di ripresa e resilienza manca un progetto rivolto agli anziani e alle loro famiglie". A lanciare l'allarme il Network Non Autosufficienza che ha elaborato una proposta per sfruttare l’opportunità offerta dal Pnrr per "avviare il necessario percorso di riforma". Il network è formato da costellazione di soggetti sociali - Associazione Italiana Malattia di Alzheimer - Aima, Alzheimer Uniti Italia Onlus, Caritas Italiana, Cittadinanzattiva, Confederazione Parkinson Italia, Federazione Alzheimer Italia, Forum Disuguaglianze Diversità, Forum Terzo Settore e La Bottega del Possibile - che hanno unito le forze per sostenere la richiesta di riforma nazionale, "consapevoli della gravità della situazione". L'adesione è comunque aperta alle organizzazioni e alle realtà associative che ritenessero di
sostenerla (segnalando la propria volontà a redazione@luoghicura.it).
Una riforma che tarda
"Non è da oggi - sottolineano i promotori - che la politica non vede questa realtà, sempre più diffusa nella società. Basti pensare che di riforma del settore si parla, senza esito, dalla fine degli anni ’90". In quegli anni si cominciò a discuterne in sede tecnica e politica, sinora senza esito, mentre, negli ultimi tre decenni, riforme nazionali di ampia portata sono state attuate in
numerosi altri paesi del Centro-Sud Europa, dalla Francia alla Spagna, dall’Austria alla
Germania, ricordano. Il Piano, pur non consentendo di realizzarla nella sua interezza, "costituisce uno
strumento ottimale per dare avvio alla riforma".
Un pacchetto di "azioni necessarie per voltare pagina"
Nell'idea delle associazioni il piano offre l’occasione di "affrontare alcuni cruciali problemi di fondo", come la frammentazione degli interventi pubblici, che la proposta vuole superare unendo i passaggi da svolgere per accedere alle misure e ricomponendo così l’attuale caotica molteplicità di enti, sedi e percorsi differenti. L’attenzione maggiore è dedicata a un’ampia riforma dei servizi domicilari, affinché siano meglio in grado di sostenere le molteplici problematicità legate alla non autosufficienza e di diventare un effettivo punto di riferimento per le famiglie. Si prevede anche un investimento straordinario per migliorare le strutture residenziali che necessitano di essere ammodernate e riqualificate, bisogno confermato dalle vicende della pandemia. Ecco, quindi, i principali obiettivi della proposta: rendere più semplice l’interazione con il welfare pubblico, avere finalmente un sistema di assistenza domiciliare all’altezza delle esigenze di anziani e famiglie, e riqualificare la residenzialità.
Per la non autosufficienza servono 7,5 miliardi
La proposta prevede circa 7,5 miliardi per la non autosufficienza, 5 dei quali dedicati ai servizi domiciliari nel periodo 2022-2026. "È la cifra giusta per un avviare una riforma ambiziosa, ma – se non fosse disponibile - si può anche partire con meno. - sottolineano i sostenitori - Il vero pericolo, infatti, non è che i fondi siano inferiori a quelli sperati, ma che il Piano per l’Italia di domani resti privo di un progetto riformatore per un settore tanto fragile".
Le dieci ragioni che animano la proposta
1. E' dedicata alle principali vittime della pandemia.
2. Avvia quel percorso di riforma atteso dalla fine degli anni ’90. Sfruttare a tal fine
l’occasione del Pnrr rappresenta – si è detto – l’intenzione alla base della proposta. Gli
evidenti problemi del settore e il trend d’invecchiamento del Paese suggeriscono di non
aspettare oltre.
3. Comincia a migliorare le risposte rivolte agli anziani e alle loro famiglie. La
dimensione progettuale di lungo periodo va di pari passo con la realizzazione – a breve – di
un primo pacchetto d’interventi in grado d’iniziare a rafforzare le risposte destinate alla
popolazione interessata.
4. Non è originale. Il nostro documento non inventa nulla poiché sulla necessità del
nucleo di azioni suggerite esiste – da tempo – una larga concordanza nel mondo della non
autosufficienza, nella ricerca così come nella pratica e nella politica. Le idee esposte non
esauriscono affatto le questioni a cui far fronte, ma costituiscono una solida base sulla quale
poggiare – in seguito – gli ulteriori, auspicabili, cambiamenti.
5. Parte da “cosa” e non da “quanto”. Per la non autosufficienza sono previsti circa 7,5
miliardi, 5 dei quali destinati alla riforma della domiciliarità nel periodo 2022-2026. Secondo
i nostri calcoli, questa è la cifra giusta per accompagnare una riforma importante e iniziare a
offrire ad anziani e famiglie risposte più adeguate. La proposta, tuttavia, non parte da
“quanto” (la consistenza degli stanziamenti dedicati) bensì da “cosa” (le azioni da sviluppare).
Il vero pericolo non è che i fondi siano inferiori a quelli sperati, ma che il Piano per l’Italia di
domani resti privo di un progetto riformatore per un settore tanto fragile. Inoltre, l’ambito nel
quale affrontare il grave sotto-finanziamento dei servizi per la non autosufficienza non è il
Piano, bensì il bilancio dello Stato. In sintesi, è sul progetto, e non sul budget, che il PNRR
può fare la differenza.
6. Riduce le discriminazioni di genere. Tale obiettivo viene perseguito a due livelli. Da un
lato, grazie alla maggior offerta di servizi verrebbe ridotta la pressione dei compiti di cura a
carico delle donne nella loro veste di caregiver familiari. Dall’altro, le donne beneficerebbero
di nuove possibilità occupazionali in questo settore in qualità di lavoratrici.
7. Produce occupazione. Una strategia efficace per creare nuovi posti di lavoro, ancora
assente nel nostro Paese, consisterebbe nel puntare sui servizi di cura. Tra questi, la vastità e il
costante aumento della popolazione coinvolta assegnano a quelli per gli anziani una posizione
centrale. La proposta contribuisce ad avviare un percorso in tale direzione.
8. Valorizza il territorio. La proposta si misura con la delicata questione
dell’individuazione di un punto di equilibrio tra la necessità di un maggior ruolo dello Stato e
quella di riconoscere gli interventi già esistenti di Regioni e Comuni. Lo fa a partire da una
semplice regola: prevede di non chiedere inutili cambiamenti a quelle realtà territoriali dove
già si va (in tutto o in parte) nella direzione indicata. Infatti, solo valorizzando quanto di
buono viene fatto (poco o tanto che sia) è possibile realizzare efficaci politiche di sviluppo del
welfare locale.
9. Rispetta le indicazioni della Commissione Europea, che giudica l’attuale versione del
Piano italiano troppo sbilanciata verso gli investimenti e suggerisce, dunque, di rafforzarlo dal
punto di vista delle riforme. La gran parte degli interventi individuati ha natura di riforma,
cioè modifica in modo strutturale il profilo delle politiche pubbliche.
10. Non meno rilevante, offre un’impostazione applicabile a tutte le disabilità. Quella
per gli anziani non autosufficienti non è l’unica riforma a cui dare il via. Infatti, anche nelle
politiche rivolte ai giovani e agli adulti con disabilità vi è bisogno di un profondo
rinnovamento. La proposta adotta un approccio, graduale ma collocato nel contesto di una
strategia di lungo periodo, utilizzabile pure per questo ambito.
"Il nostro auspicio - concludono le associazioni - è che,
nel caso in cui – come speriamo – il Governo sia interessato a introdurre nel PNRR un
progetto per la non autosufficienza, possa trovarvi una mole di idee, analisi e informazioni in
grado di agevolare il suo compito".