Cara Castelnuovo, sdegno di ong e associazioni: “Necessario tutto questo?”
ROMA– “Con brevissimo preavviso, ad oltre 300 persone ospiti del centro, tra cui 14 minorenni, è stato comunicato che saranno obbligate a lasciare la struttura entro il 31 gennaio. I primi trasferimenti fuori regione sono iniziati già ieri e continueranno nei prossimi giorni, senza tener conto dei percorsi d’inclusione, scolastici, lavorativi e di formazione, intrapresi. Tra gli ospiti del centro, inoltre, ci sono uomini e donne ai quali, a causa del trasferimento, sarà impedito di proseguire i percorsi di riabilitazione e di cura per le violenze subite in Libia”. Lo denuncia in una nota il Tavolo Asilo, che comprende le più grandi associazioni che lavorano sulla tutela dei diritti in Italia (A Buon Diritto, ACLI, ActionAid, Amnesty International Italia, ARCI, ASGI, Associazione Papa Giovanni XXIII, Casa dei Diritti Sociali, Centro Astalli, CIR, CNCA, Comunità di Sant’Egidio, Emergency, Federazione Chiese Evangeliche in Italia, Intersos, Legambiente, Mèdicins du Monde Missione Italia, Medici per i Diritti Umani, Medici Senza Frontiere, Oxfam Italia, Save the Children, Senza Confine).
Il Tavolo Asilo esprime sconcerto e indignazione per la modalità con cui è gestita la chiusura del Cara. di Castelnuovo di Porto. “Ancora una volta stanno emergendo le contraddizioni e l’inadeguatezza delle misure adottate nella gestione dell’accoglienza dei richiedenti asilo e dei rifugiati. Non tutti, però, troveranno accoglienza altrove: sono circa 150 i titolari di permesso di soggiorno per motivi umanitari ai quali la legge non garantisce alcuna soluzione alternativa e che rischiano di finire nella marginalità, lasciati per strada, tra questi diversi vulnerabili. Spiace constatare che ancora una volta non è tenuto in alcuna considerazione l’interesse delle persone e delle comunità coinvolte”. Per questo le associazioni fanno appello al Presidente del Consiglio, al Governo e al Parlamento – oltre che alle istituzioni locali – affinché sia garantita a tutte le persone coinvolte una valutazione individuale dei percorsi di integrazione avviati ai fini del trasferimento in strutture nel territorio e non fuori regione; che sia garantita a tutti i minorenni iscritti a scuola la continuità del percorso di istruzione e che nessuno sia lasciato per strada.
Molto duro il commento di Riccardo De Vito, Presidente di Magistratura Democratica. “Il Decreto sicurezza, continua a produrre i suoi effetti deleteri e in contrasto con i principi di civiltà. Con un preavviso di appena 48 ore, l’esercito è intervenuto per dare inizio allo sgombero dei migranti ospitati nel Cara di Castelnuovo di Porto, il secondo più grande d’Italia dopo quello di Mineo. 300 rifugiati saranno trasferiti in altre regioni e distribuiti non si sa in quali strutture - sottolinea -. Seguirà poi lo sgombero dei titolari di protezione umanitaria, ormai eliminata dal Decreto e dunque almeno altre duecento persone si troveranno letteralmente sbattute in mezzo alla strada, non vedendosi più riconosciuto il diritto alla prima accoglienza”. Lo smantellamento della struttura verrà completato entro il 31 gennaio, assicura il ministro Salvini. Per De Vito “come ha affermato il sindaco di Castelnuovo, si tratta della brusca interruzione di un’esperienza positiva di integrazione nel territorio dei migranti, che si vedranno costretti ad abbandonare i percorsi lavorativi avviati e bambine e bambini a interrompere i percorsi di studio già cominciati - afferma -. Non c’è dunque nessun problema di ordine pubblico, e tantomeno di sicurezza, a giustificare un simile intervento. Solo la volontà, già manifestatasi a Riace, di smantellare proprio quelle esperienze di integrazione che fanno capire come l’immigrazione non rappresenti affatto un pericolo per la nostra popolazione. Una simile logica calpesta i più elementari principi di solidarietà e i diritti sanciti dalla nostra Costituzione, proprio mentre a centinaia si lasciano affogare altri migranti in mare”.
La rete di ong Aoi e Link 2007 si chiede se fosse necessario “decretare e attuare la chiusura del Cara (Centro Accoglienza Richiedenti Asilo) di Castelnuovo di Porto, in poche ore, obbligando i migranti ad andarsene senza alcun preavviso e senza conoscere la nuova destinazione? - scrivono in una nota-. Era necessario costringere minori inseriti nelle scuole del territorio a lasciare amici, compagni, maestri, professori senza un saluto, senza preparazione, nella totale incertezza? Era necessario, senza alcuna preparazione, né consultazione con le autorità locali, affrettarsi a smantellare un sistema di accoglienza che aveva funzionato, dove l’integrazione era un punto di forza, rappresentando un’opportunità di crescita per tutta l’area di Castelnuovo di Porto tanto da fare percepire ai migranti di essere amici, fratelli, colleghi nella comunità locale? - continua la nota -Era necessario, senza alcun preavviso, lasciare più di cento lavoratori del Cara per strada, senza alternative occupazionali?”. “Siamo e saremo con il sindaco e le associazioni locali davanti al Cara in questi giorni, per abbracciare le nostre sorelle e i nostri fratelli costretti ad andare via da un’applicazione disumana di un decreto già di per sé ingiusto - sottolinea Paolo Dieci, di Cisp e Link 2007 -. A Castelnuovo di Porto come in altre località italiane si erano avviate positive esperienze di integrazione. Qui i migranti, con il loro lavoro volontario, hanno realizzato un museo di arti e mestieri locali valorizzando la Rocca del Paese e svolto altre attività di pubblica utilità. È probabilmente questo che non piace oggi: che l’integrazione sia possibile e funzioni”.