Emilia-Romagna: il welfare tiene nonostante la crisi, crescono Neet e famiglie povere
Imprese sociali. Puzzle
BOLOGNA – Cresce la popolazione (+11,3% dal 2001 al 2011). Nascono più bambini e rallenta l’invecchiamento, anche se resta molto marcato. Gli standard di vita sono molto elevati così come la scolarizzazione, ma crescono i Neet ovvero i giovani tra i 15 e i 29 anni che non studiano né lavorano (dal 9,8% del 2004 al 15,3% del 2011) e il numero di famiglie povere: una su 3 giudica le proprie risorse insufficienti. È l’immagine dell’Emilia-Romagna che esce da “Sviluppo sociale e benessere in Emilia-Romagna”, il primo Rapporto sulla società regionale voluto dall’Assemblea legislativa della Regione e realizzato dall’Università (dipartimenti di Sociologia e Diritto dell’Economia e di Scienze statistiche) che analizza diverse dimensioni: dall’evoluzione della popolazione alla formazione delle famiglie, dagli stili di vita alla formazione, dal lavoro alla cittadinanza attiva, fino alla sicurezza e all’ambiente. Ciò che emerge è l’immagine di un sistema di welfare consolidato, che ha ‘tenuto’ nonostante la crisi, ma che deve rispondere alle nuove esigenze emerse dalla trasformazione della società, tra cui gli stili di vita dei giovani (cattive abitudini alimentari, sedentarietà, abuso di alcol, fumo) e le difficoltà di accesso alla sanità da parte degli stranieri. “La nostra società si sta trasformando ma abbiamo basi solide, che rappresentano le fondamenta su cui innestare un cambiamento che può e deve portare più lavoro, più inclusione, più equità, più innovazione e più sviluppo – ha detto Palma Costi, presidente dell’Assemblea legislativa che ha promosso quest’indagine – Anche l’Emilia-Romagna, infatti, non è immune dagli effetti della crisi, sia sul piano economico che sociale”. In particolare, cresce il pessimismo verso il futuro. “Oltre a una questione di genere, il carico di lavoro che pesa sulle donne, e generazionale, i giovani che si sentono meno tutelati e faticano ad avviare una vita autonoma – continua Costi – c’è anche la paura di retrocedere da una condizione di sostanziale benessere”.
I dati. L’Emilia-Romagna registra un tasso di partecipazione all’istruzione superiore che sfiora il 95% (quello italiano è al 92,3%) e ha livelli minimi di abbandono scolastico, ma avanza la liceizzazione della formazione a scapito di quella tecnica che costituisce il pilastro del manifatturiero in regione. Il reddito familiare annuo medio è pari a 40.353 euro contro i 35.036 euro a livello nazionale ma la ricchezza non è distribuita in modo equo. Lo dimostra l’aumento delle famiglie in condizione di povertà relativa (il 5,2% del totale) e quelle in condizione di deprivazione materiale ovvero che non riescono a garantirsi alcuni bisogni fondamentali (non riuscire ad affrontare spese impreviste, avere arretrati su mutuo, affitto o bollette, non permettersi un pasto adeguato ogni due giorni, il riscaldamento dell’abitazione o elettromestici come la lavatrice e il frigorifero o almeno una settimana di ferie all’anno, ecc.) passate dal 10% del 2010 al 14% di oggi. L’aumento delle nascite va imputato soprattutto alla componente straniera della popolazione (il 30% dei nuovi nati ha almeno un genitore straniero) mentre è in aumento il numero delle famiglie unipersonali (il 36% del totale), rappresentato soprattutto da vedove anziane o da uomini celibi o divorziati, tipologie familiari fragili e poco protette. Inoltre, è sempre più lenta la transizione dei giovani verso l’età adulta: il 34% dei maschi e il 21% delle femmine tra i 30 e i 34 anni vive ancora con la famiglia di origine, percentuale che, per la fascia di età 25-29 anni, sale al 75% per i maschi e al 52% per le femmine. A parte l’aumento dei giovani che studiano, uno dei motivi principali è dato dalla mancanza di risorse economiche.
“Il sistema emiliano-romagnolo ha tenuto ma gli effetti della crisi si sono sentiti di più, sia in termini concreti che psicologici, perché siamo abituati a un certo livello di benessere – ha commentato l’assessore regionale alle Politiche sociali Teresa Marzocchi – Così come siamo stati capaci di costruire questo sistema di welfare, oggi dobbiamo essere capaci di fare una proposta innovativa e sostenibile per uscire dalla crisi e rispondere alle trasformazioni della nostra società e alle esigenze di individui e famiglie, mantenendo il livello di servizi”. (lp)