Ieri oltre duecento imprenditori e ristoratori da 36 paesi – dall’Australia alla Cina, dal Libano alla Svezia - sono stati accolti nel capannone di Officina Giotto. Iniziativa di Top Food Expoerience
PADOVA – L’Expo entra in carcere. Precisamente, nel carcere Due Palazzi di Padova. È quello che è accaduto ieri, quando oltre duecento imprenditori e ristoratori da 36 paesi – dall’Australia alla Cina, dal Libano alla Svezia - sono stati accolti nel capannone di Officina Giotto. Una visita a sorpresa per la stessa delegazione di ritorno dall’Expo milanese, che non sapeva di essere stata invitata in una pasticceria all’interno di un carcere di massima sicurezza. La perplessità iniziale è subito svanita quando i 4 pullman hanno varcato i cancelli e gli ospiti sono entrati nella pasticceria all’interno di un capannone. L’incontro è stato organizzato su iniziativa di Top Food Expoerience, marchio varato in occasione dell’Expo da quattro aziende della food valley italiana: Coppini Arte Olearia, Casale, Steriltom e Agugiaro & Figna.
Nell’occasione sono stati inaugurati i locali della pasticceria, della gelateria, della cioccolateria e del call center con 60 postazioni, realizzati grazie ai contributi della Cassa delle Ammende e della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo. Due milioni di investimento, come ricorda il presidente della cooperativa Giotto Nicola Boscoletto.
"Il nostro è un lavoro bellissimo -, ha affermato il direttore della pasticceria che si trova all’interno del carcere, Matteo Florean, "ogni giorno ho la possibilità di veder cambiare e rinascere le persone e ogni sera, quando le saluto e torno a casa, scopro che anch’io con loro sono cambiato". "Il lavoro ti restituisce passione e interesse, ti fa tornare a essere padre, marito, figlio, compagno - ha aggiunto Davor, ergastolano e decano della pasticceria -, ti dà dignità, ti aiuta a guardare le cose in modo diverso, a non pensare più alla vita in modo negativo, ma a guardare avanti, ad avere un atteggiamento positivo, di speranza. Qui si lavora con passione".
"Qui in carcere c’è l’eccellenza del prodotto, ma anche del metodo e dei risultati sociali: un vero modello" ha detto Paolo Gioppo, direttore generale della locale Associazione industriali e portavoce della Fondazione CaRiPaRo "E quando il carcere riesce in questo intento significa che ha compiuto la sua missione. E anche voi", ha affermato rivolgendosi agli imprenditori esteri, "potete diventare strumenti e veicoli dei prodotti e dei messaggi che provengono da questa casa di reclusione".