Migranti, Giro: alla guardia costiera libica si insegni la democrazia
Roma - "Dobbiamo convincere i libici a comportarsi come uno Stato democratico. Al momento uno Stato ancora non c'e', quindi e' difficile. Ma ho gia' fatto presente che i centri di detenzione non sono una soluzione e che molta gente sta soffrendo". Lo dice all'agenzia DIRE il viceministro degli Affari esteri Mario Giro, all'indomani del vertice sui migranti promosso da Parigi e a cui ha partecipato anche il premier di Tripoli Fayez Al-Serraj.
Il commento segue la notizia della riduzione degli arrivi di migranti in Italia dopo la recente approvazione del codice sulle ong attive nel Mediterraneo, e che qualcuno imputa il fenomeno all'azione repressiva della Guardia costiera libica. Per Giro l'attivita' dei libici verso le persone migranti va monitorata con maggiore attenzione, e strumenti: "Bisogna far si' che le organizzazioni internazionali e le ong siano presenti in Libia per svolgere il loro lavoro umanitario". Sulla presenza degli osservatori dell'Organizzazione internazionale delle migrazioni (Oim) e dell'Alto commissariato dell'Onu (Unhcr) nei centri, "ancora nessuna novita', ma ci stiamo battendo affinche' sia possibile farli entrare presto", dato che le autorita' libiche continuano ad opporsi. Ed e' su di loro "che si deve fare pressione, cosi' come sul segretariato delle Nazioni Unite. Si deve raggiungere un accordo. Non possiamo dimenticare queste persone, abbandonate tra il deserto e la Libia".
Dal vertice di ieri e' emersa anche la proposta francese di creare in Niger e Ciad, al confine con la Libia, "dei centri in cui sara' possibile fare richiesta di protezione umanitaria. Non si tratta di hotpots. E' un grande passo avanti che noi salutiamo con favore, anche perche' il nostro governo li chiedeva da tempo".
Altro fatto positivo del vertice di Parigi secondo il viceministro "e' che, invitando anche il premier Serraj, termina la competizione franco-italiana sulla Libia". Ma, il viceministro si affretta a chiarire: "non la abbiamo voluta noi". Il punto per Giro e' che "il governo libico esistente e' fragile e va aiutato a dialogare con tutti, anche col generale Haftar, perche' attorno ad esso deve ricomporsi l'unita' di tutto il Paese".
Terzo risultato positivo di ieri e' il coinvolgimento al summit dei Paesi africani, "perche' le varie crisi vanno viste anche da sud", dal momento che "rischiano di mettere a repentaglio anche la stabilita' stessa di quei paesi, e noi non abbiamo bisogno di altre Libie, di altri stati falliti", conclude.
Il viceministro proprio stamani e' stato impegnato ad accogliere all'aeroporto di Fiumicino il decimo gruppo di profughi siriani dal Libano grazie al progetto dei Corridoi umanitari. "Fa sempre piacere ricevere profughi in maniera legale e sicura - peraltro per la meta' bambini - davanti al dramma della guerra di Siria che ha prodotto 10 milioni di sfollati" sottolinea Giro. "Vorrei che da questo evento passasse un messaggio di apertura e non di 'inversione etica', come la definisce Ezio Mauro. Non siamo in guerra con nessuno e non dobbiamo prendercela con profughi e rifugiati come se fosse colpa loro. A noi spetta fare la nostra parte, cercando anche di far si' che i flussi siano governati da altri paesi europei e africani in maniera ragionevole". (DIRE)