Migranti, Istat: diminuiscono i flussi in ingresso. Nel 2023 concessi oltre 330 mila permessi di soggiorno
I cittadini non comunitari con regolare permesso di soggiorno al 31 dicembre 2023 sono oltre 3 milioni e 600 mila. La collettività ucraina, superando quella albanese e marocchina, si colloca al primo posto per numero di presenze. Sono i dati pubblicati dall’Istat, con il report “Cittadini non comunitari in Italia – Anno 2023”.
In sintesi, sempre secondo il report, sono 330.730 i permessi di soggiorno rilasciati nel 2023, in diminuzione rispetto all’anno precedente a causa del forte calo dei permessi per protezione temporanea legati alla crisi ucraina. Crescono i permessi per famiglia e quelli per studio, mentre diminuiscono quelli per lavoro a causa dell’attenuarsi dell’effetto del decreto di emersione del 2020.
Le acquisizioni di cittadinanza italiana da parte di cittadini non comunitari nel 2023 sono state oltre 196 mila, stabili rispetto all’anno precedente e in netta crescita rispetto al 2021.
In diminuzione i flussi per protezione internazionale
Come detto, nel 2023 sono stati rilasciati in Italia 330.730 nuovi permessi di soggiorno, ben -26,4% rispetto all’anno precedente. Questo calo si deve principalmente alla forte riduzione dei permessi per asilo e protezione internazionale, passati dagli oltre 200 mila del 2022 a circa 106 mila nel 2023 (-47,6%), sulla quale incide il ridimensionamento dei permessi speciali per protezione temporanea rilasciati ai cittadini ucraini a seguito della guerra (da 149 mila a 21 mila).
Se si considerano i permessi rilasciati per asilo e protezione internazionale, al netto dei permessi speciali per protezione temporanea, si registra tuttavia un aumento rispetto al 2022 del 57,5%.
I Paesi di cittadinanza con gli incrementi assoluti più importanti sono il Bangladesh (+6.761), l’Egitto (+6.361), il Pakistan (+4.949) e il Perù (+2.380). Si registrano flussi in forte aumento anche per i cittadini di alcuni Paesi africani, in particolare Burkina Faso, Guinea, Camerun e Costa d’Avorio che fanno registrare ingressi più che triplicati rispetto al 2022. Fa eccezione la Nigeria, con flussi in lieve diminuzione nell’ultimo anno (-3,0%).
Con il marcato aumento dei flussi per protezione internazionale provenienti in particolare dall’Africa e dal sub-continente indiano e la riduzione degli ingressi per protezione temporanea dall’Ucraina, torna a salire anche la quota di uomini sul totale dei nuovi ingressi: dal 41,2% del 2022 al 73,0% del 2023. Tra le prime 10 collettività di cittadini arrivati in Italia in cerca di protezione internazionale solo quella ucraina presenta una prevalenza femminile (66,5%). Le donne rappresentano circa il 41% tra i cittadini della Costa d’Avorio e il 31,2% tra quelli della Nigeria. La prevalenza maschile è netta: per quattro collettività tra le prime 10 è superiore al 98%.
La quota di minori sul totale degli ingressi per protezione internazionale, al netto della protezione temporanea per l’emergenza ucraina, è pari al 5%, meno della metà di quella registrata nel 2020 (10,2%). Tra i principali Paesi di cittadinanza la presenza di minori prevale tra i nigeriani (22%), i tunisini (14,3%) e i peruviani (13,3%). A livello territoriale, la Lombardia è la regione con la quota più elevata sul totale dei nuovi permessi per protezione internazionale (oltre il 20%), seguita dall’Emilia-Romagna (10,2%). In Campania, Piemonte e Veneto la medesima quota è del 7%, mentre Toscana e Sicilia si attestano intorno al 6%.
Calano gli ingressi per lavoro, in lieve incremento quelli per famiglia
Nel 2023 sono stati rilasciati quasi 39 mila permessi di soggiorno per lavoro (-42,2% rispetto all’anno precedente). I permessi per motivi di lavoro rappresentano l’11,8% dei nuovi permessi rilasciati nel 2023. Il 32,8% dei casi - quasi 13 mila primi rilasci – fa riferimento a un permesso di soggiorno rilasciato a seguito del provvedimento di regolarizzazione emanato nel 2020 (D.l. 24/2020). La diminuzione dei permessi per lavoro è dovuta in parte proprio alla minore quota di permessi per emersione, che nel 2022 costituivano il 72,6% dei permessi per lavoro ma che, invece, nel 2023 vanno esaurendo il loro effetto sui flussi in ingresso.
Con la riduzione del volume di ingressi per lavoro, si nota una variazione nella distribuzione per sesso. Rispetto al 2022, anno in cui si osservava una suddivisione relativamente più equilibrata (61,6% uomini e 38,4% donne), nel 2023 il 72,5% degli ingressi per lavoro interessa cittadini di genere maschile e il 27,5% femminile. Circa 13.800 sono i nuovi permessi per lavoro dipendente e circa 8.200 i permessi stagionali.
La regione che ha fatto registrare il maggior numero di nuovi permessi per lavoro è la Lombardia, seguita dalla Campania, dal Lazio e dal Veneto. Queste quattro regioni coprono nel loro insieme oltre il 58% dei nuovi permessi per lavoro. I principali Paesi di cittadinanza degli individui che hanno ricevuto il permesso di soggiorno per attività lavorativa sono: India (5.783), Marocco (4.251), Albania (3.637), Bangladesh (3.467) e Stati Uniti (2.196). Queste collettività coprono nel loro insieme quasi il 50% degli ingressi per lavoro.
I permessi per famiglia registrano un lieve incremento (+2,1%) facendo così registrare, per il terzo anno consecutivo, la cifra record di nuovi rilasci dal 2011 a oggi: oltre 128 mila. I Paesi di cittadinanza più frequenti tra gli individui che hanno ottenuto il permesso per ricongiungimento familiare sono l’Albania (21.129; 16,4%), il Marocco (17.211; 13,4%) e l’India (8.455; 6,6%). Non mancano, tuttavia, esempi di importanti collettività straniere per le quali si evidenzia una diminuzione dei ricongiungimenti familiari. È il caso del Bangladesh (-10%) e dell’Ucraina (una delle principali collettività straniere per numero di permessi per famiglia nel 2022) che nel 2023 registra un forte calo con poco più di 2.400 permessi (-50,6%). La struttura per sesso dei cittadini non comunitari entrati nel 2023 per ricongiungimento familiare è equilibrata, con una lieve prevalenza femminile (55,6%). Le regioni in cui si riscontra il maggior numero di ingressi sono: Lombardia (31.717; 24,6%); Emilia Romagna (14.440; 11,2%) e Veneto (12.728; 9,9%).
Studenti stranieri in aumento anche nel 2023
Nel corso del 2023 sono aumentati i nuovi permessi rilasciati per motivi di studio (+9,4% rispetto al 2022), superando quota 27 mila, un livello che non si registrava dal 2013. Rispetto alla movimentazione totale di nuovi permessi rilasciati, i documenti concessi a studenti rappresentano l’8,3% del totale.
I principali Paesi di cittadinanza dei giovani che hanno deciso di studiare in Italia nel 2023 sono: Iran (4.209), Cina (3.779), Turchia (2.074), India (1.785), Federazione Russa (1.241) e Stati Uniti (1.091). Nel 54,3% dei casi il permesso di soggiorno per studio è ottenuto dalle ragazze, più rappresentate tra gli studenti provenienti dalla Federazione Russa e dagli Stati Uniti e meno tra quelli originari dell’India e del Pakistan.
“La graduatoria dei primi 10 Paesi di provenienza tra i cittadini non comunitari che arrivano per motivi di studio vede nel tempo alcune collettività guadagnare posizioni. Gli spostamenti per studio seguono, infatti, percorsi migratori peculiari rispetto ad altre forme di migrazione, incentivati da catene migratorie attivate dagli studenti o favorite da accordi bilaterali tra le istituzioni dei Paesi di provenienza e destinazione. Ne è un esempio la collettività iraniana che, dai 973 ingressi per motivi di studio del 2015 che la collocavano al sesto posto della graduatoria, ha visto quadruplicare i nuovi ingressi per motivi di studio nel 2023 (l’86,6% dei nuovi documenti di soggiorno rilasciati a cittadini iraniani), guadagnando il primo posto. Gli studenti provenienti dal Kazakhistan, dal 2022 entrati nella graduatoria delle prime 10 collettività di provenienza degli studenti non comunitari, si posizionano al nono posto per numero di nuovi permessi per studio rilasciati anche nel 2023 (854 nuovi ingressi, pari all’86,5% dei nuovi permessi di soggiorno richiesti da studenti di questo Paese)”.
Gli studenti non comunitari che arrivano in Italia hanno un’età media di 25,5 anni e si stabiliscono soprattutto in Lombardia, che nel 2023 ha accolto quasi il 24% degli studenti non comunitari, davanti al Lazio (17,9%), al Veneto, all’Emilia-Romagna e al Piemonte, dove la quota di studenti non comunitari è il 10% circa del totale.
In lieve calo i cittadini non comunitari con regolare permesso di soggiorno
Nel corso del 2023 i cittadini non comunitari con regolare permesso di soggiorno in Italia sono diminuiti di circa il 3%, passando da 3.727.706 di inizio anno a 3.607.160 alla sua fine. Tra le prime 10 collettività le diminuzioni relative più consistenti si registrano per albanesi (-7,8%), indiani (-6,9%), marocchini (-6,8%) e cinesi (-6,1%). “Per albanesi e marocchini, in particolare, questo calo si ricollega alle numerose acquisizioni di cittadinanza che consentono ai ‘nuovi cittadini’ di risiedere in Italia senza più la necessità di un permesso di soggiorno – afferma l’Istat -. In controtendenza i cittadini di Bangladesh ed Egitto, in aumento di circa il 3%. Una situazione peculiare è quella dei cittadini ucraini, divenuti a fine 2023 la prima collettività per numero di permessi di soggiorno (386 mila), per effetto dell’altissimo numero di permessi speciali per protezione temporanea rilasciati dall’inizio del conflitto russo-ucraino (161 mila)”.
Continua ad essere stabile ed elevato il numero di nuovi italiani
Nel 2023 le acquisizioni della cittadinanza italiana, pari a 213.567, si mantengono stabilmente elevate agli stessi livelli del 2022 (213.716) e quindi molto più numerose rispetto a quelle del 2021 (121.457). Tra gli stranieri che nel corso del 2023 hanno acquisito la cittadinanza, ben 196.040 (circa il 92% del totale) sono cittadini precedentemente non comunitari; tale valore segna un incremento del 78,9% rispetto al 2021 ed è il più alto degli ultimi 13 anni.
“Se il notevole aumento delle acquisizioni di cittadinanza del 2022 sul 2021 è da imputare in parte anche alla ripresa, dopo gli anni della pandemia, delle procedure amministrative precedentemente rallentate, quello che si riscontra tra il 2023 e il 2022, molto meno significativo sul piano numerico, sembra indicare l’avvio di un processo di normalizzazione – afferma l’Istat -. Ad esempio, le acquisizioni di cittadini non comunitari del 2023 se confrontate con il 2021 crescono dell’80,1% tra gli uomini e del 77,7% tra le donne; rispetto al 2022, invece, l’aumento è molto meno significativo e ha riguardato più le donne (+1,7%) che gli uomini (+0,3%)”.
Analizzando le modalità di acquisizione della cittadinanza italiana da parte di cittadini non comunitari, la quota più rilevante riguarda quelle avvenute per residenza (quasi 78 mila) e quelle dei minori per trasmissione dai genitori (oltre 59 mila): nell’insieme coprono quasi il 70% del totale delle acquisizioni. L’incremento relativo maggiore riguarda tuttavia i procedimenti iure sanguinis, che nel 2023 continuano a crescere sia rispetto al 2021 (+241%) che al 2022 (+31%). “Il notevole aumento rispetto al 2021 è in questa circostanza enfatizzato dalla contingente situazione di quell’anno, ancora attraversato dalla pandemia e dalla conseguente difficoltà negli spostamenti da un Paese all’altro: nel 2020 e nel 2021, infatti, si era verificata una contrazione di questa particolare tipologia di acquisizione. A seguire, rispetto al 2021, sono cresciute le acquisizioni per residenza (+72,8%), quelle per matrimonio (+70,7%) e quelle per trasmissione del diritto dai genitori ai minori (+64,1%)”.
A crescere meno sono i procedimenti avvenuti per elezione al 18° anno di età dei cittadini stranieri nati in Italia, comunque cresciuti da meno di 8mila nel 2021 a quasi 11 mila nel 2023 (+35,5%). Nel corso del 2023, quasi un’acquisizione di cittadinanza su quattro è stata registrata in Lombardia (25,1%), seguono Emilia-Romagna (12,6%) e Veneto (11,6%); nel complesso in queste tre regioni si rileva circa la metà del totale delle acquisizioni di cittadinanza riguardanti cittadini di origine non comunitaria.
Il caso Argentina
La crescita delle acquisizioni di cittadinanza di cittadini non comunitari risulta più significativa per alcune cittadinanze. Spicca il caso degli argentini le cui acquisizioni di cittadinanza sono più che quadruplicate, passando da meno di 4 mila nel 2021 a oltre 16 mila nel 2023, collocandosi al terzo posto in valore assoluto della graduatoria per singolo Paese. “Questo balzo potrebbe dipendere dall’attuale crisi economica del Paese sudamericano – sottolinea l’Istat -, ricordando inoltre che l’Argentina è stata una delle principali mete delle grandi emigrazioni italiane tra il 1876 e il 1925: nell’88,9% dei casi si tratta, infatti, di riconoscimenti di cittadinanza italiana ottenuti in quanto discendenti da un avo italiano.Un notevole aumento relativo delle acquisizioni si è registrato anche per i cittadini di origine egiziana (+145,7%), avvenute in questo caso principalmente da parte di minori e per residenza. Tra i primi 10 Paesi per numero di acquisizioni di cittadinanza, le donne originarie dell’Ucraina, la cui presenza è notevolmente cresciuta in seguito agli eventi bellici, fanno registrare la quota più elevata di acquisizioni per matrimonio (36,0% del totale), seguite dalle donne albanesi (19,8%) e marocchine (19,3%). Per questi ultimi due Paesi si tratta in larga parte di donne che sposano un “nuovo italiano” della stessa origine.